Ci siamo… dopo secoli di una visione frammentaria e segmentata della vita, di una arbitraria riduzione meccanicistica e materialistica del corpo e del creato, stiamo assistendo alla riscoperta di ciò che è sempre stato e sempre si è saputo: l’uomo è un tutt’uno, e parte del tutto che anima l’universo. La scienza dogmatica e arbitraria che ha accompagnato questa illusione si trova a fare i conti con l’approfondimento dei fenomeni e dei processi, e palesa sempre di più i costi e la sofferenza, in termini personali e sociali, di una simile semplificazione e presunzione.

trasformazioneSull’onda di questa rivoluzione in corso, perché di rivoluzione si tratta, abbiamo, oggi più che mai, la possibilità di raddrizzare le sorti della nostra esistenza, e di gettare le basi per costruire una nuova cultura del vivere, che salvi gli uomini, ed emancipi il mondo di domani. Di rivoluzione si tratta perché cambia i paradigmi e le aspettative del cambiamento. Per favorire questo processo, l’artefice principale non sarà la politica, la sanità o l’ultimo guru di turno, ma solo, ed esclusivamente, la coscienza di ognuno di noi. Bene, se fosse vero – e Dio solo sa quanto lo è – questo, in un certo senso, è un vantaggio, perché ci dice che la nostra realtà, o se volete il nostro destino, è principalmente nelle nostre mani e nelle nostre decisioni, ci dice che siamo noi il vero “governo” della nostra vita. Ciò significa che le cose cambiano, e possono cambiare a partire dal nostro cambiamento. Di che cambiamento stiamo parlando? Essendo noi un organismo perfetto, dotato di potenzialità infinite, al mondo per elevare il nostro stato di coscienza e, con esso, la capacità di portare a compimento il nostro progetto di vita, di amore, di pace profonda e di felicità, nella salute e nel benessere, è ovvio che, in qualche modo, occorre sapere come stanno e come funzionano le cose. Occorre usare l’intelligenza, la ragione, in primis per riconoscere questa verità, e poi adoperarsi per favorire il mantenimento e lo sviluppo di queste prerogative e virtualità. Se lo avete appreso lungo il corso della vita, nell’esperienza e nelle testimonianze a voi vicine, se, in qualche modo, avete fatto tesoro della sofferenza o delle difficoltà, allora sapete di cosa sto parlando, ed è probabile che siate molto presenti a voi stessi, e sulla via dello sviluppo e della crescita. Ma se vivete senza la minima considerazione e comprensione di ciò che siete e di come funzionate, di quello che è accaduto, che accade e che accadrà, c’è il serio pericolo che viviate una vita imprigionati in comportamenti, emozioni e stati d’animo molto limitativi e causa di difficoltà e malattie. Non c’è colpa ovviamente, ma in questo stato si rischia di non incontrare mai quella forza potenziale, di non immaginarla nemmeno, e di vivere una vita intera lontano da sé e dalla realtà, peraltro con un bisogno continuo e smanioso di benessere e di equilibrio, di pace e felicità, perché questa è la tensione implicita delle cose. Ma se tutto questo è scritto nella natura delle cose, e quindi anche degli uomini, che cosa impedisce che tutto ciò accada spontaneamente e si conservi?

È proprio qui che “casca l’asino”! L’esperienza che facciamo, l’educazione che riceviamo, il mondo così come lo vediamo, come ci viene spiegato, canalizza i nostri bisogni primordiali e li veste di interpretazione culturale, tanto da far sembrare normale e naturale ciò che normale e naturale non è. Prendete, per esempio, come ci alimentiamo e pensate, a partire dal bisogno naturale di nutrire, di sostenere, il nostro organismo, come ci risulti normale acquistare e consumare cibo e bevande industriali come se fosse la cosa più ovvia. Per darvi la misura della nostra “cecità” vi racconto questa cosa. Non più tardi di ieri sera ho visto in televisione un servizio delle “Iene”, su un esperimento nutrizionale applicato ad un gruppo di persone, abitanti della terra dei fuochi. Il tentativo era quello di verificare se si potesse alleggerire la contaminazione da metalli pesanti attraverso l’alimentazione. L’esperimento, che passava semplicemente da un’educazione alimentare verso cibi e abitudini più naturali, ha dato dei risultati sorprendenti. Tanto sorprendenti da aver migliorato le condizioni di benessere generale delle persone, ben oltre lo straordinario dato registrato sui metalli. Ma la chiusa della giornalista è significativa per il nostro ragionamento: “Ma allora se ha fatto del bene a persone che vivono in condizioni così a rischio, vuoi che non faccia bene ad ognuno di noi?”. Ed è questo il punto. Nonostante l’evidenza offra spunti riflessivi, l’interpretazione si ferma al dato giornalistico, e lascia aperto un interrogativo troppo debole per arrivare alla coscienza della gente. Rendetevi invece disponibili alla riflessione, alla conoscenza e soprattutto al cambiamento, e la rivoluzione che deve accadere, accadrà. Nonostante tutto, oggi è sicuramente più facile di ieri.