Certo che se guardiamo il proliferare di titoli e opere che, in questi ultimi anni, invadono i motori di distribuzione letteraria, nonché i relativi post, citazioni, aforismi e consigli più o meno terapeutici, proposti da personaggi di varia estrazione che parlano di armonia, crescita personale, percorsi di guarigione, e chi più ne ha più ne metta, verrebbe da credere che il mondo stia finalmente comprendendo quali sono le giuste strade del benessere totale. Ma purtroppo la realtà è un’altra: stiamo attraversando l’ennesima proiezione immaginaria. Penso che la cosa più difficile da percepire sia la differenza che passa tra l’acquisire intellettualmente un’informazione, un concetto, un’idea, e il processo che porta dalla teoria alla pratica, dall’intenzione al cambiamento vero e proprio. Mi permetto di affermare questo, perché ci sono passato di persona e, a tutt’oggi, osservo quasi quotidianamente, questo difetto di interpretazione e di acquisizione.
Posso aggiungere, con l’esperienza di adesso, che non è colpa di nessuno, poiché è fisiologico, anche se genera frustrazione a causa delle aspettative disattese e dalla permanenza delle proprie sofferenze e disarmonie.
La conoscenza fine a se stessa, per il solo gusto di sapere di più e poterlo esternare, se manca della pratica, non può niente contro ciò che è strutturato e “incarnato” nel proprio essere, dalla propria esperienza, qualsiasi sia la dichiarazione d’intenti.
È molto importante comprendere questo limite: non basta un proposito, un ragionamento, per avere immediati benefici in termini di salute e serenità. Occorre capire che tutto passa dall’azione del cervello e dai suoi meccanismi di percezione, definizione e reazione, meccanismi allo stesso modo “incarnati” (registrati, ripetuti, allenati…) lungo il corso dell’esistenza. Se non si interviene in questi meccanismi, saremo sempre, e solo, alla mercé di una modalità operativa insana che accetteremo passivamente considerandola un aspetto scontato del nostro carattere. Non sarà sicuramente un’operazione intellettuale a scalfire o modificare quei circuiti neuronali, quegli automatismi, sui quali nulla può l’apprendimento mnemonico o il semplice proponimento. Quello che siamo (pensieri, emozioni e comportamenti connessi), viene da questo processo condizionato, e non è solo radicato nella mente inconscia, ma è anche disallineato dalla realtà, e quindi bloccato nella sua dinamica evolutiva. Tutto è percepito e riprodotto da una mente che, così condizionata, non può che riflettere e proiettare sé stessa, e lo fa in ragione di ciò che ha appreso, visto e sperimentato; una mente che, in quello stato inconsapevole, non contempla la capacità autocritica di riconoscere l’errore e l’equivoco a cui è soggetta.
Tutto questo, comunque, non è da considerare una barriera invalicabile, anzi! Avere consapevolezza del processo, come dei suoi tempi e delle sue leggi, ridefinire il senso stesso della vita, allargare lo sguardo e l’orizzonte verso la coscienza e l’Universo, serve eccome per creare i presupposti di allontanamento dall’identificazione con l’errore, dalle insidie dell’ego, dalla personalità così come si è sviluppata sotto la pressione dei fattori ambientali e culturali. Ma c’è dell’altro, forse più spirituale, che apre alle domande di sempre: chi siamo veramente e cosa siamo chiamati ad essere? E su questi interrogativi, il clima riflessivo generale, i contributi della ricerca e della nuova scienza, c’inducono a rompere con la nostra arroganza e presunzione. Quello che occorre fare, oltre a sviluppare un giusto atteggiamento di ascolto, è passare all’azione. Se vogliamo veramente guarire dal male di un vivere sofferto decidendo di intraprendere un viaggio alla scoperta di chi siamo veramente, dobbiamo accettare di misurarci con la paura, la colpa, la rabbia, l’insicurezza, la disistima… insomma, con tutti quegli aspetti che hanno ferito e offeso la nostra personalità. Non siamo la nostra storia e la nostra identità, o perlomeno, non siamo solo questo; siamo esseri sublimi, meritevoli, in evoluzione. Come disse Pierre Teilhard de Chardin (gesuita, filosofo, paleontologo): “Non siamo esseri umani che vivono un’esperienza spirituale: siamo esseri spirituali che vivono un’esperienza umana”.
Da questa percezione, con questa idea di noi, molto più reale di quello che riusciamo a immaginare o di quello che ci hanno fatto credere, possiamo partire per intraprendere una nuova vita. Anche se tutto ciò richiede attenzione, presenza, volontà, aiuto di altri: non siamo soli! Quando si scopre che è tutto vero, che è tutto possibile, l’anima, la coscienza, il cuore e il cervello si rimettono assieme, e scopriamo la nostra strada, dove si creeranno nuove sinapsi, nuovi percorsi neuronali, in simbiosi con la nostra vera natura e con il nostro vero scopo. Il cervello ha la capacità di “scrivere”, registrare, elaborare il nuovo: lo ha già fatto, e lo fa ogni volta che impariamo qualcosa. Se non riusciamo a trasferire nella pratica ciò che leggiamo sui libri, che vediamo nei film, che sperimentiamo nei corsi, stiamo solo immagazzinando conoscenza e illusioni.
Niente può accadere senza allenamento, senza esperienza, senza “pratica”. Nessuno diventa campione di qualcosa leggendo libri, guardando film o seguendo corsi.
Quando comprendiamo che il mondo intorno a noi non vuole la nostra libertà, ma vive proprio della nostra ignoranza, allora siamo in grado di riprenderci la nostra dignità e il nostro diritto alla vita. Ma dobbiamo farlo adesso, subito! Se crediamo nei valori di tolleranza, gentilezza, generosità, gratitudine, amore, aiuto  e ascolto – qualità proprie della natura umana e di allineamento energetico – dobbiamo cominciare ad essere in questo modo, adesso, subito! Per quello che ci riesce, con pazienza, la stessa che useremmo nello sport. Solo in questo modo cominciamo ad allenare la nostra vita al bene, e nel bene. Dobbiamo diventare “campioni di vita”, lavorando per questa meta. Evitando di lamentarci e di atteggiarci a vittime, e comprendendo che le difficoltà di tutti sono le nostre stesse difficoltà, forse diverse nella forma, ma uguali nella sofferenza che si prova. La vita di tutti i giorni è una palestra meravigliosa per imparare a vivere e per magnificare la vita che ci è stata donata. Il segreto è tutto qui! La difficoltà è rendersene conto e cominciare a cambiare sul serio. Stendiamo un sorriso laddove ci era impossibile e in men che non si dica ci troveremo con tutt’altre sensazioni e in tutt’altro stato. Allora, buon allenamento!