Se fossimo in grado di riconoscere il senso e l’importanza della coscienza, o di ciò che rappresenta nella nostra esistenza, avremmo già risolto tutti i nostri problemi e tutte le nostre pene. I nostri sensi non ci aiutano in questo, anche se sappiamo che esistono le onde radio, la corrente elettrica, le biofrequenze, i campi magnetici, tanto che, in molti ambiti, siamo in grado di misurare e di utilizzare questa porzione invisibile della realtà. La coscienza entra un po’ in questa dimensione, come parte integrante della nostra natura e costituzione, al pari della nostra dimensione fisica più profonda.

occhio Se la coscienza non evolve, se non si espande, è come se rimanessimo “immaturi” nella parte più importante di noi: è come se, in qualche modo, impedissimo alla nostra natura di fare il suo corso, di poter esprime appieno la sua potenzialità. Il problema è che, la coscienza, va aiutata nella sua crescita. Per la verità tutti gli organismi e tutte le porzioni del vivere hanno bisogno di sostegno e coerenza. Sappiamo, per esempio, quanto il favore del clima, del terreno, del nutrimento, dell’ambiente, siano determinanti per lo sviluppo di ogni forma di vita, predisposizione ed ereditarietà genetica a parte. Le necessità per la parte fisica, in un certo senso, sarebbero anche facili, data la loro visibilità e misurabilità. Il problema della coscienza, se vogliamo, complica le cose, perché è dallo stato di coscienza che parte la nostra percezione, il nostro modo di sentire e reagire, i nostri pensieri e stati d’animo, e quindi, tutta la realtà che ci creiamo, a partire da quello che siamo in quel momento. Se, ad esempio, la nostra coscienza rimane bloccata in un condizionamento che le impedisce di evolvere, altrettanto rimarrà condizionata la nostra percezione e con essa tutta la rete di pensieri, sentimenti, emozioni, al punto tale da farci credere che quello che vediamo, sentiamo, pensiamo, sia la vera e unica realtà, perché altro non possiamo essere, fare e pensare.

La cosa non finisce qui! Dietro ai nostri pensieri, emozioni e stati d’animo, ci sono riflessi e risposte di adattamento neuro fisiologico, ormonale e metaboliche, oltre che convinzioni e credenze, scelte e comportamenti, con una forte ricaduta nelle nostre condizioni di salute e di benessere. Anzi, è proprio la parte più fisica di noi che risente del nostro livello di coscienza, sia in senso buono che cattivo, o per dirla in modo più evoluto, in senso più funzionale o disfunzionale. Da qui, appare chiaro, che tutto l’argomentare delle nuove scienze, della nuova medicina e della nuova educazione, non può prescindere dal tema della coscienza e dai suoi riflessi sul senso e sulla qualità stessa dell’esistenza. Se immaginiamo, per semplificazione, tre gradi di maturazione della coscienza e il primo livello lo associamo ai primi anni di vita, quindi con tutte le fragilità/difficoltà della crescita e della sviluppo, ci rendiamo immediatamente conto di come siano importanti le esperienze, gli esempi e le informazioni che riceviamo a riguardo. Come il corpo ha bisogno di cura, attenzione, cibo adeguato, igiene, ecc. la coscienza ha bisogno di amore, attenzione, fiducia, visione aperta. La sofferenza, la paura, la rabbia, la colpa, e con esse la disistima, l’insicurezza e la dipendenza, sono tutti segni di una compromissione di fondo, che, purtroppo, nel genere umano non ha più capo ne coda. Con questi sentimenti, con queste emozioni, è molto difficile affrontare la vita, ed è molto facile rimanere intrappolati in quel livello di percezione dal quale, a sua volta, è difficile pensare e provare qualcosa di diverso, essere qualcosa di diverso.

Tutto si plasma intorno a quello stato di coscienza: la realtà si crea a partire da quello che si è, e da ciò che si prova. Se portassi il ragionamento sul piano delle frequenze, potrei parlarvi di legge di attrazione e di connessione con il mondo delle altrui emissioni e della matrice energetica universale, e dirvi che in quello stato si è in forte opposizione, si è “fuori sintonia”. Da questo punto di vista, oggi si dice che tutto il mondo è fermo al primo livello di coscienza: forse cominciano a tornarvi i conti di molte sofferenze, personali e sociali, sia della nostra epoca che della storia dell’umanità.

Il secondo livello di coscienza, può avvenire solo attraverso la “presa di coscienza”. Un passaggio complesso e complicato per l’esercizio stesso della mente che tende a conservare e riprodurre l’esperienza fatta, con tutti gli annessi e connessi.

Un passaggio che può avvenire in molti modi: spinto dalla sofferenza, attraverso l’intuizione, per mezzo dell’osservazione e del riscontro, con l’aiuto amorevole o, più semplicemente, con il favore delle circostanze. Dallo stato inconsapevole dell’essere, dalla dipendenza emotiva, verso sentimenti come l’amore, la gratitudine, la compassione, il perdono, ma anche verso l’autostima e l’autonomia, in una parola verso la libertà di essere, di sentire e di fare. In fondo si tratta di riprendere quel cammino evolutivo, quell’integrità, che vuole che la coscienza sia il governo della nostra esistenza e del nostro destino, promotrice di salute vera e di gioia di vivere. Solo così possiamo pensare a quel terzo livello nel quale sarà la coscienza stessa, nella sua piena maturazione, a consegnarci quel senso profondo di pace e di comunione con noi stessi, con gli altri e con il mondo che ci circonda, perché questo è quello che siamo chiamati a fare, pena difficoltà di ogni genere e profonda infelicità.