TRATTO DA MATRIX:

 “MORPHEUS: Ti interessa sapere di che si tratta, che cos’è? Matrix è ovunque. È intorno a noi. Anche adesso, nella stanza in cui siamo. È quello che vedi quando ti affacci alla finestra, o quando accendi il televisore. L’avverti quando vai al lavoro, quando vai in chiesa, quando paghi le tasse. È il mondo che ti è stato messo davanti agli occhi per nasconderti la verità.

NEO: Quale verità?

MORPHEUS: Che tu sei uno schiavo, Neo. Come tutti gli altri, sei nato in catene, sei nato in una prigione che non ha sbarre, che non ha mura, che non ha odore. Una prigione per la tua mente. Nessuno di noi è in grado, purtroppo, di descrivere Matrix agli altri. Dovrai scoprire con i tuoi occhi che cos’è. È la tua ultima occasione, se rinunci non ne avrai altre. Pillola azzurra, fine della storia: domani ti sveglierai in camera tua, e crederai a quello che vorrai. Pillola rossa, resti nel paese delle meraviglie, e vedrai quant’è profonda la tana del bianconiglio. Ti sto offrendo solo la verità, ricordalo. Niente di più”.

 

Quando riusciamo ad ammettere, ad accettare, a intuire che la vita non comincia e finisce nella rappresentazione formale e sensoriale, nelle storie che ci raccontiamo, nelle identità che assumiamo; quando cominciamo a capire che la realtà che incontriamo nasconde un disegno di portata molto più significativa, che è il disegno dell’anima, della coscienza, e che l’esperienza, il vissuto, ancor più, le difficoltà e la sofferenza, sono solo il tramite, il pretesto, l’opportunità; quando abbiamo compreso questo, siamo alla fine dell’equivoco esistenziale e all’inizio della riscoperta. Siamo pronti per un altro viaggio, per un’altra storia, siamo pronti per la vita, per le sue meravigliose rivelazioni e sorprese. Sono solito cercare di stimolare la consapevolezza delle persone dicendo che nessuno si alza al mattino pensandosi “materia ed energia”, eppure è quanto di più reale esiste in noi. È molto difficile quindi che ci si preoccupi di capire, conoscere e considerare leggi e codici dell’una e dell’altra, e del loro interagire. Materia come corpo, organi, metabolismo; energia come pensieri, emozioni, stati d’animo: il tutto in una connessione interdipendente dove l’una influenza l’altra e viceversa. Questo principio, conservativo da una parte, evolutivo dall’altra lo troviamo come ragione di fondo di ogni sofferenza e sta ad indicare, sempre, il mancato rispetto di quelle leggi e di quei codici. Nessuno più riesce a vedersi e a pensarsi per quello che è veramente e cioè una magnificenza divina; men che meno possiamo contemplare il disegno di quell’anima e di quella coscienza. Riusciamo a malapena a dare una descrizione sommaria di noi tra età anagrafica, domicilio, professione e qualche convinzione e bizzarria, spacciate per carattere o per propria verità inconfutabile, la propria idea sulla vita. Il mondo dentro è pieno di paure, sensi di colpa, rabbia, ed è pervaso da una latente sensazione di smarrimento e solitudine, anestetizzata in mille modi, con mille compensazioni. Tutti noi prendiamo per buono quello che siamo e quello che sentiamo, solo dalla parte più superficiale del suo manifestarsi. Molto difficile – dicevamo – vedere il resto, vedere il tutto, vedere il disegno che sta dietro. Eppure tutto, proprio tutto, spinge per aprirci gli occhi, per affidare alla coscienza il destino di quell’anima, anzi, siamo qui unicamente per questo, per scoprirlo e per viverlo nella bellezza del suo manifestarsi spontaneo, in ogni istante e in tutte le sue forme. Al di là dei deliri della nostra mente, siamo qui per riconoscere questo inganno e per contemplare la nostra natura e la natura delle cose. È un viaggio obbligatorio, ma che può essere iniziato solo se qualcuno, qualcosa, ci apre a questa considerazione, a questa visione. Via via che ci s’incammina, via via che quell’intelligenza trova spazio, ascolto, via via che s’impone sulla paura, sulla colpa, sulla rabbia, anche il senso di solitudine e di smarrimento se ne vanno; quell’intelligenza ci consegna altre chiavi sensoriali, altri sentimenti e percezioni, tutto si semplifica e tutto si fa più chiaro. Alla fine saremo, e staremo, negli stessi accadimenti di come si rivela questo piano della realtà, della personalità, della storia, ma con un altro occhio, con un’altra attenzione, con un’altra sensibilità. Vivremo di contemporaneità, ma aperti all’esperienza del profondo, al significato intimo e simbolico degli accadimenti, capaci di contemplare e seguire quel senso che guarda, e ci vuole portare, verso la libertà e il rispetto delle leggi della “materia” e della spiritualità. Libertà da tutti quei condizionamenti e luoghi comuni che tanto offendono la nostra costituzione e tanto ci impediscono di andare verso l’amore e il senso di comunione con il tutto da cui veniamo e di cui facciamo parte.

Corrado Ceschinelli