In contrapposizione ad alcune affermazioni critiche, fatte da Carlo Petrini (fondatore di Slow Food), che accusava Expo 2015 di essere uno “sfoggio architettonico” invece che terreno di discussione e confronto vero, intorno ai temi della nutrizione umana, oggi, McDonald’s si è detta orgogliosa di distribuire 6.000 pasti al giorno, a prezzo economico. Mi sono venuti i brividi, per 3 secondi… Perché una vocina, più matura, da dentro mi è venuta in soccorso a dirmi: “Che ti aspettavi?”. Questo è proprio un errore di ingenuità e di immaturità duro a morire.

logo_expoSappiamo benissimo (chi vuol sapere e chi riesce a vedere, naturalmente) che la consapevolezza è un processo che riguarda la nostra coscienza, che presuppone una nuova percezione della realtà, oltre l’attuale ordine di interessi e di disvalori, oltre l’attuale mistificazione e ignoranza. Sappiamo benissimo che è necessario un cambiamento per recuperare un potenziale che è scritto nelle nostre prerogative costituzionali e nella nostra mente, ma che necessita di essere voluto, favorito, incentivato. Chiediamoci: nell’ordine costituito, o attuale sistema – che dir si voglia – in ogni ambito e in ogni dove, qual è la misura di questa consapevolezza e di questa intenzione? Zero, o poco più. E allora, che cosa ci possiamo aspettare dalla politica, dalla sanità, dalla scuola, dalla società nel suo insieme? Potevamo pensare che Expo 2015 sarebbe stato qualcosa di diverso? Quello che confonde e che ha entusiasmato tutti i “pionieri” del vivere, sottoscritto compreso, è stata la dichiarazione formale. Un titolo e una dichiarazione come: “Nutrire il pianeta, energia per la vita”… ha di fatto generato molte aspettative. Ma se ci riflettiamo un pochino la domanda che sorge spontanea è: ma che tipo di pianeta è quello che vorremmo nutrire? E qual è il senso della vita che intendiamo promuovere e diffondere? Se, in realtà, ci facessimo le stesse domande intorno a quella che sembra essere la nostra normalità, contribuiremmo noi stessi ad aprire la nostra coscienza, e a riprenderci la vita che ci viene rubata ogni santo giorno. Invece mangiamo le peggio cose, ci ammaliamo a causa del nostro malsano stile di vita, siamo pieni di paura, rabbia e solitudine, e non battiamo ciglio in opposizione a tutto questo. Viviamo di niente, per finire un’esistenza a curare i danni causati proprio da questa alienazione voluta. Si, voluta! Non esagero! Perché è proprio di questo stato di ignoranza e bramosia di benessere e salute che vive il mercato delle illusioni, prima, durante e dopo… l’importante è che, se ti ammali, è che tu non muoia troppo presto – questo è il motto delle case farmaceutiche, che si giocano una grossa fetta della torta. Quel cibo schifoso, inutile, dannoso, che millanta il valore della “economicità”, o quella bibita che sostiene qualche iniziativa ammantata di “eticità”, fanno così parte degli interessi in campo per la spartizione della torta, che nessuno osa contraddirne la presenza e la malignità. Direi che Expo 2015 è la cartina di tornasole del mondo di oggi, ingabbiato nell’intreccio degli interessi e dei giochi di potere, sia economici che culturali. Con molta probabilità, se Expo si fosse definito come “fiera del gusto e del cibo naturale e Industriale”, oppure “mercato del settore alimentare nel mondo attuale”, sarebbe stato più coerente e veritiero ma, probabilmente, sarebbe stato meno interessante, sul piano mediatico, e non in linea con l’ipocrisia generale. Guardate alla similitudine con i messaggi pubblicitari. Sono rispondenti a questo bisogno di benessere fisico e spirituale pur vendendo delle “bufale” pazzesche. Una pubblicità che inonda le nostre case, e le nostre coscienze, con messaggi menzogneri e surreali, senza che nessuno alzi un dito a difesa della nostra incolumità/sicurezza, o della natura ambientale, non può lasciarmi indifferente. Guardate alla medicina, al dominio della cura, dove il massimo dello sforzo per prevenire le malattie si concentra principalmente sulla “diagnosi precoce” invece che sull’educazione allo stile di vita. Che cosa dovremmo dire? Ma soprattutto, che cosa ci fanno dire? Che è meglio avere la pancia piena piuttosto che no? Che è un segno di civiltà e modernità avere gli ospedali, e poter disporre delle cure e della tecnologia di oggi? Cosa volete che vi dica? Pensateci voi! Perché, rendersi conto di come stanno le cose, vuol dire uscire dalla dipendenza e dall’ignoranza. Nulla vieta che si possa andare all’Expo, a vedere il suo “sfoggio architettonico”, anzi… E, se proprio grazie a questa riflessione, “nutrire il pianeta” e “energia per la vita”, diventa un valore e una pratica per la propria esistenza, allora devo ammettere che Expo, ha fatto più delle sue stesse contraddizioni.