Se accettiamo l’idea che la nostra percezione/visione della vita sia fortemente influenzata dall’esperienza, e con essa dall’educazione ricevuta, non possiamo non considerare quanto queste siano permeate dalla cultura di un paese, dalla sua storia, dai suoi principi, dai suoi valori o disvalori che siano. Le nuove frontiere della ricerca e della medicina parlano di integrazione, di indissolubilità dei processi, di spiritualità; l’epigenetica, che si preoccupa dei fattori che influenzano l’attività dei geni, parla di pensiero positivo. Insomma si scopre la dimensione dell’energia e tutte le sue implicazioni nella materia o, per dirla in altro modo, di quanto pensieri, emozioni e stati d’animo siano correlati alle frequenze energetiche di campo, se per campo intendiamo tutto ciò che si muove e vive nel pianeta, tanto da riscontrare una forte correlazione/implicazione con la salute e i processi di guarigione. Una trasmissione radiofonica, per poter essere recepita con chiarezza, richiede una sintonizzazione perfetta su una determinata frequenza: non si può sgarrare neanche di poco. Lo stesso vale per i nostri equilibri fisici e psichici: non possiamo sgarrare neanche di poco! Se non siamo sintonizzati sulla giusta frequenza, i nostri sensi sono alterati, e quindi, apriamo la porta alle malattie.

Il cambiamento al quale si allude non ha solo il vezzo di una partita filosofica ma diventa fondamentale per sincronizzare il nostro campo energetico con quello dell’Universo: l’uomo è (dovrebbe essere) un tutt’uno con l’Universo. Alla conservazione e al mantenimento del livello energetico contribuiscono molti fattori che ci riportano al cibo, allo stile di vita, ma è innegabile che la variabile più significativa è legata alla percezione, al pensiero e all’emozione che ne deriva. Pensate all’effetto placebo, e torneranno subito i conti di questa indissolubilità, di questa verità. Alla fine degli anni ’80 avevamo solo dei dati statistici: si riscontrava che le persone innamorate, appassionate, che vivevano di buone relazioni, si ammalavano meno. Oggi sappiamo che il sistema immunologico ha una sua intelligenza, funziona meglio quando siamo in presenza di questa sintonia, di questa coerenza di campo. Il che ci porta a dire che avremmo tutto l’interesse a rivedere la nostra storia nonché l’influenza patita attraverso la cultura e l’educazione; una cultura e un’educazione che si incarnano nell’esperienza, intrappolando la nostra mente e impedendoci di evolvere verso quello stato di grazia che ci spetta di diritto. Come abbiamo detto più e più volte, la sofferenza si genera a partire da questo “fuori fase”, che ha molte facce e molte implicazioni, molte resistenze e impedimenti, a partire dalla mente stessa che produce e riproduce questa condizione, ma è incapace di riconoscerne l’errore. Qui entra in gioco il processo di consapevolezza, che necessita, in primis, di nuova educazione, ma anche di conoscenza, di autentica testimonianza, e soprattutto, di lavoro e di volontà correttiva. I nostri organi di “trasmissione” e di connessione sono, per eccellenza, il cervello e il cuore, e per questo motivo si parla di “coerenza” energetica tra di loro. Ma, per trovare questa coerenza, occorre uscire dalla disarmonia, dalla paura, dalla colpa, dalla disistima, guarda caso tutte basse frequenze, che disallineano proprio cuore e cervello; occorre nobilitare il proprio essere in una visione che sottrae alle ferite patite la propria percezione. Solo in questo modo è possibile riattivare un processo che, per sua naturale tendenza, vuole il nostro allineamento e, proprio attraverso l’esperienza terrena, vuol farci scoprire questa realtà, anche a suon di dolori. A meno che non si creda che questa verità la si può scoprire nella casa del Grande Fratello, o in tutte le amenità di cui è capace il genere umano nel suo “fuori onda”, possiamo solo augurarci di scoprirlo in uno stile di vita conforme alla nostra naturalità bio-logica.
Torniamo alla ricerca e alla medicina. Dalla psicosomatica siamo passati alla “Psico Neuro Endocrino Immunologia” (PNEI), alla Medicina Olistica Integrata; oggi si comincia a parlare di Antropologia Medica, per sottolineare l’influenza della cultura nel costrutto esistenziale, e di Medicina Spirituale proprio perché finalmente si sta comprendendo che la mente non è fine a se stessa, e nemmeno la sofferenza, per cui considerare o non considerare l’esistenza di un’anima umana, può davvero cambiare molte cose. Ma si comincia anche ad occuparsi della condizione di base della salute, cambiando così la prospettiva della ricerca, fino ad ora quasi esclusivamente concentrata a comprendere la malattia. Un cambio di paradigma che inevitabilmente ci riporta a tutte le implicazioni di cui oggi disponiamo, sia sul piano scientifico che spirituale (religioni a parte). C’è una ricerca, recentissima, che a partire da questi presupposti ha indagato sugli ultracentenari presenti in tutto il mondo, per verificare se ci fossero stati dei tratti comuni per la loro straordinaria longevità in salute, indipendenti dalla cultura in cui erano nati e cresciuti. Oltre ad alcune affinità nel loro stile di vita, che comunque si colloca nella logica della “via di mezzo”, due aspetti sono risultati particolarmente rilevanti e significativi: vivono “fuori dal coro” cioè liberi dalle convenzioni e dai condizionamenti culturali, e si comportano come se il tempo non esistesse, appassionati della vita nell’attimo presente.