Sono eloquenti le parole della poesia di Marianne Williamson nel libro “Return to Love“, raccontate nel film “Coach Carter“, e citate anche da Mandela nel suo discorso di insediamento: “La nostra paura più profonda non è di essere inadeguati. La nostra paura più profonda è di essere potenti oltre ogni limite. È la nostra luce, non la nostra ombra, a spaventarci di più. Ci domandiamo: “Chi sono io per essere brillante, pieno di talento, favoloso?” In realtà, chi sei tu per NON esserlo? Siamo figli di Dio. Il nostro giocare in piccolo, non serve al mondo. Non c’è nulla di illuminato nello sminuire sé stessi, cosicché gli altri non si sentano insicuri intorno a noi. Siamo tutti nati per risplendere, come fanno i bambini. Siamo nati per rendere manifesta la gloria di Dio, che è dentro di noi. Non solo in alcuni di noi: è in ognuno di noi. E quando permettiamo alla nostra luce di risplendere, inconsapevolmente diamo agli altri la possibilità di fare lo stesso. E quando ci liberiamo dalle nostre paure, la nostra presenza automaticamente libera gli altri”.

Aggiungo che questo è il vero scopo, e quindi il senso, della nostra esistenza. La “colpa” più grande della nostra civiltà, della nostra cultura, della nostra educazione, non sta solo nell’ignorare questo processo, ma soprattutto nell’ostacolare questa visione, con la miriade di distorsioni e sofferenze che ne conseguono.

L’inibizione della coscienza individuale crea le condizioni per uno stato funzionale solo all’attuale logica di sistema, orientata esclusivamente ad incrementare gli interessi e i privilegi del singolo, piuttosto che della comunità. Anche se per un po’ sembra che possa funzionare, lo farà a discapito della salute e dell’ambiente, pregiudicando la sopravvivenza stessa del genere umano. Quando la nostra visione si espande, auspicando che quel cinico mondo di egoico tornaconto crolli una volta per tutte, benediciamo anche le crisi, le difficoltà e le incertezze, perché è da esse che nasce il vero cambiamento, dal quale potremo osservare i colpi di coda di un sistema obsoleto basato sulla polemica, sulla resistenza politica, sulla competizione sociale. Non c’è nessuna guerra da fare se non quella con sé stessi, per sublimare il proprio stato di incoscienza verso una verità che è costantemente sotto i nostri occhi, ma che bisogna riconoscere e praticare proprio attraverso l’esperienza di tutti i giorni, a prescindere dai nostri ruoli sociali e istituzionali.  

Il mio personale augurio, quindi, è che ciascuno di noi possa riuscire davvero a smettere di criticare, di lamentarsi, di giudicare, attribuendo ad altri la responsabilità di ciò che sta succedendo: noi siamo “gli altri”, io e te, caro Amico Umano. Auguro, e mi auguro, che ognuno possa dirigere il proprio sguardo su sé stesso, sul proprio spirito, nel proprio cuore. Non è più il tempo di aspettare che qualcuno faccia qualcosa per noi: penso che sia arrivato il momento in cui ognuno deve ritrovare la sua energia primordiale, divina vorrei dire, per riscoprire una volta per tutte quello stato di benessere naturale che caratterizza il meraviglioso regno del bene in cui siamo inseriti, nonostante tutto.

Tanti auguri per un 2022 all’insegna di una nuova coscienza del vivere. Prendiamoci il tempo di decidere per il nostro bene e per il bene di tutti.

Ad maiora semper

Corrado Ceschinelli