Alcune sere fa, nella trasmissione televisiva “Le iene” è andato in onda un servizio di Nadia Toffa sugli ultracentenari di Okinawa. Nadia non è nuova a contenuti di questo genere. Poco tempo addietro, un altro servizio straordinario sulla “Terra dei Fuochi”, aveva documentato e dimostrato come un’alimentazione naturale e “funzionale” potesse essere capace di alleggerire e disintossicare l’organismo dalla presenza di metalli pesanti, persino in un ambiente di forte invasività, come, appunto, la Terra dei Fuochi.

okinawaCiò che scaturì, a suo tempo, nell’osservazione della Terra dei Fuochi, ha trovato palese conferma nel recente servizio di Okinawa. Nell’ormai lontano marzo del 2008, partecipai, a Roma, alla presentazione dei primi studi epidemiologici sugli ultracentenari del mondo, condotti da due ricercatori americani, il dott. B. J. Willcox e il dott. D. C. Willcox, intervistati, in quell’occasione, proprio dalla brava Nadia Toffa. La ricerca dei due scienziati, che per la prima volta avevano monitorato nel tempo le condizioni di vita di persone molto longeve, evidenziò palesemente che un’alimentazione coerente con la nostra costituzione (associata a condizioni socio-psicologiche adeguate, ovvero rispondenti ai nostri bisogni essenziali), fa si che la salute, la serenità e la longevità, diventino la norma, proprio perché sono parte integrante del progetto di vita umano e del nostro potenziale genetico. Non siamo fatti per stare male! Come scrissi allora, pensai subito che la ricerca di Okinawa fosse destinata ad una grande eco nell’opinione pubblica. In una piccola isola del Giappone, con condizioni standard di vita non particolarmente agiate, esisteva un tasso di longevità altissimo e, ancor più, una condizione di ottima salute e straordinaria forma fisica.

Insomma, una situazione in cui si era instaurato “spontaneamente” uno stile di vita ideale, dove il ciclo naturale delle cose e il potenziale psicofisico umano procedevano in perfetta sinergia. Un modello di vita al quale guardare per diffondere una nuova cultura del vivere e, al

tempo stesso, un laboratorio naturale che consentiva di verificare materialmente ipotesi e teorie salutistiche innegabili. Ma nonostante le informazioni eccezionali riguardanti la salute e la vita stessa dell’essere umano, contenute in quella ricerca di allora, di eco ne ebbe molto poca. Questa cosa mi fece riflettere ancor di più sugli aspetti della salute, anzi, sulla “consapevole salute”, alla quale ogni essere umano, per naturale propensione, dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) tendere, e mi resi conto che il lavoro di consapevolezza doveva mettere in evidenza tutto ciò che impedisce di prendere atto e di far tesoro dei contributi (malattie comprese) che la vita stessa ci mette a disposizione per ravvederci e “tornare” alla vera salute globale. In pratica, occorre agire sulla stessa percezione dei sensi e quindi sulla visione della vita, in quella porzione invisibile di noi stessi, fatta di luoghi comuni, di false credenze e false convinzioni, di difese e di resistenze, che ci rendono insensibili e refrattari al cambiamento e alle cose più ovvie, in quanto naturali. Le informazioni che riceviamo dai media, come la ricerca di Okinawa, possono fare poco se non sono accompagnati da una “riflessione consapevole” capace di raggiungere la coscienza delle persone, facendo riconoscere inganni e illusioni accettati dalla nostra stessa mente.

Parafrasando ancora ciò che scrissi anni fai, sembrerebbe tutto facile se non ci fosse un aspetto psicologico che complica le cose, e cioè il nostro modo di pensare alla malattia come a un fatto accidentale, considerando la discrezionalità delle nostre idee e opinioni come assolutamente veritiera. Non ci si rende conto delle insidie che sono in gioco in questo modo di pensare, perché tutto ciò che ci circonda alimenta questo abbaglio, inducendoci a non curarci del malessere che invece vorrebbe proprio allertarci su questa contraddizione. È chiaro che, dal 2008 a oggi, tutto ciò è stato, per me, motivo di ricerca, approfondimento e sperimentazione, tanto da essere, attualmente, al centro di ogni percorso di crescita, cambiamento e guarigione che propongo, nella più profonda convinzione che, se da una parte i dati, le ricerche, le testimoniane, raccontano sempre più questa verità, sarà solo il cambiamento del nostro modo di intendere e volere che farà veramente la differenza nella nostra vita.

Per vedere il servizio di Nadia Toffa:

http://www.iene.mediaset.it/puntate/2015/10/19/toffa-come-vivere-fino-a-105-anni_9683.shtml