Se ci pensiamo un pochino non è difficile riconoscere ed ammettere che la vita, la realtà, si manifesta in ogni attimo che scorre, che possiamo osservare e definire come presente: l’adesso, il “qui e ora”. È adesso che scrivo, che leggo, che respiro. Anche quando penso al passato o al futuro, è adesso che lo sto facendo, è adesso che sta accadendo. Le cose tangibili, in ogni manifestazione dell’essere, hanno luogo adesso, al di là di ciò che è accaduto in ogni attimo del passato, e al di là di ciò che potrebbe accadere in ogni attimo del futuro. Chi siamo noi se non la coscienza di ciò, la concreta espressione del nostro presente? Il dramma delle nostre esistenze nasce da l’aver perso questa contemporaneità, questa presenza, e con essa la liberta di vedere la vita nella sua totalità, nella sua bellezza, della quale facciamo indiscutibilmente parte, anzi, della quale siamo custodi e testimoni. Che cosa ci impedisce di vedere, di capire e di vivere questa realtà, questa verità? Cosa, se non l’errore madornale di una personalità condizionata, che plasma la nostra identità e il nostro essere, fin da piccoli, in ruoli, obblighi, aspettative, sensi di colpa e di inadeguatezza, paure infinite, sorte in un contesto paradossale, in quanto sostenute da uno sforzo innaturale di conformità. È così che perdiamo quell’innocenza, quella spontaneità e quella libertà che, da sole, ci riporterebbero nel flusso spontaneo della vita e del suo accadere perfetto. Così perfetto da volerci in questa consapevolezza, affinché ne possiamo percepire l’essenza e la magnificenza. Tutto il resto è illusione e, molto spesso, tormento. Se potessimo costantemente renderci conto del presente senza memorie, ferite e obblighi, avremmo risolto in un colpo solo tutti quei problemi legati alla nostra distorsione temporale tra passato e futuro. Con una visione libera e autentica di noi stessi e della realtà, sparirebbero automaticamente tutti i residui di rabbia e di paura, e si creerebbero le condizioni in cui l’amore si potrebbe manifestare, essendo l’amore la legge dell’esistenza stessa. Non sto dicendo che dobbiamo liberarci della memoria, perché se ce l’abbiamo vuol dire che serve a qualcosa. Sto solo dicendo che, se veramente vogliamo recuperare la nostra integrità psicofisica, non dobbiamo barattarla con qualche copione sociale, o effimera soddisfazione materiale o con la vanità del nostro piccolo ego menzognero. È indispensabile, per la nostra incolumità, avere riguardo per la nostra natura, per la nostra costituzione e per l’ambiente che ci circonda. Solo allora potremo capire che le indicibili sofferenze di corpo, anima e mente non hanno nessun’altra spiegazione se non quella di essere causate dalla nostra irrispettosa alienazione e di avere l’amorevole intento di spingerci verso questa presa di coscienza.
Ci sono alcuni passaggi di William Samuel – autore prolifico di verità, scienza, religione e risveglio spirituale – che trovo particolarmente significativi per questa mia riflessione: “Non dobbiamo preoccuparci di quello che ci è accaduto in sogno durante la notte. Torniamo in noi, nell’adesso, e vediamo che va tutto bene. Viviamo nell’adesso della percezione, immedesimati nell’adesso. La consapevolezza è il funzionamento della mente in se stessa, non l’attività di un individuo chiamato Bill, Jack. Mary o Jane. Così facendo, ci ritroviamo a lasciar andare le paure, frustrazioni e confusioni del “vecchio io”. Ci ritroviamo a contemplare una tangibile armonia sulla scena del “qui e ora”. Così facendo, sperimentiamo una gioia profonda e duratura che non può mai esserci portata via, nemmeno quando sembriamo perdere le nostre opinioni personali e i piaceri che ne derivano… Noi siamo coscienza (consapevolezza) in Sé. Il nostro felice risveglio comincia quando apriamo gli occhi su questa semplice verità, e smettiamo di recitare l’impossibile ruolo di proprietari, possessori, registi, dittatori della consapevolezza… Nessuna attesa. Nessuna lotta. Nessuna sofferenza. L’unico sforzo esistente riguarda il compito fruttuoso, ma non sempre facile, di lasciar andare la vecchia visione di noi stessi come possessori di vita, sommi custodi e manipolatori dell’esperienza… Apriamo gli occhi con gioia per scoprire che il Padre ha davvero voluto darci il regno. Scopriamo che la nostra identità è l’azione della mente che percepisce se stessa. La mente conosce se stessa in quanto tale, e questa nostra vita non è altro che quella conoscenza in atto”.