Questa rubrica è, per me, un pretesto di riflessione, l’occasione per condividere il mio percorso, le mie esperienze, la conoscenza che acquisisco, ma anche le conferme e i feedback che ricevo. Ed è proprio così. La vita è un cammino in continua, lenta evoluzione, un allenamento costante verso la saggezza, la quiete, verso la scoperta di chi siamo, e cosa siamo veramente. E vi assicuro non c’è niente, proprio niente, che possa accadere senza presa di coscienza, senza visione e considerazione di questa particolarità della vita. A meno che questa visione non sia sorta in modo del tutto casuale e spontaneo, con il favore dell’accoglienza, delle circostanze, degli insegnamenti e dell’amore, l’intervento della coscienza non può mancare. Per me è stato così e, nel misurare il disagio e la sofferenza che incontro, devo convenire che questa condizione è una costante nella vita di oggi: una distorsione che si è fatta educazione, pensiero, percezione, stato d’animo, ma anche comportamento e stile di vita. Tutto offende la nostra natura e inceppa la nostra dinamica evolutiva, sia verso la salute che verso quella saggezza e quella quiete che possono risultare solo dal rispetto delle leggi costitutive e spirituali. Tutto, proprio tutto, parla di questo, e se ne avessimo considerazione potremmo imparare a liberarci dal peso del condizionamento subìto, dalle ferite patite, dalla pressione dei modelli culturali e dalla dualità indotta dal delirio della mente umana. Rompere questo circolo vizioso è la scommessa e la difficoltà, che ognuno è chiamato ad affrontare. La difficoltà sta nel fatto che la mente si riproduce su questo errore, e quindi c’è bisogno di un’azione di “disturbo consapevole” da parte della coscienza, per attivare quel tipo di riflessione in grado di cogliere la mortificazione del processo mentale in atto. Alle persone che incontro, che mi chiedono aiuto, spiego sempre la ragione profonda della nostra sofferenza, poiché ritengo che questa sia la chiave per aprire le porte della guarigione vera, al di là di ogni adeguata cura.
Come disse quel grande saggio che fu Jiddu Krishnamurti: “Per quanto si riesca a guarire il corpo, se non si sana anche la mente e il cuore, il male ritorna”. Ma altrettanto bene condivido con loro la necessità di un nuovo atteggiamento, che sposta la logica verso il mistero, verso l’Universo, e che chiama in causa la responsabilità come atto cosciente, come atto d’amore e di attenzione, come scoperta di un’intelligenza che non ha niente a che vedere con quella millantata dal sistema. Altrettanto importante, in questo percorso, è capire che la sofferenza è nostra alleata, e che ci viene in soccorso per favorire il ravvedimento e riprendere il nostro viaggio verso la luce e verso l’abbandono.
Questa mattina L.T., che paga un debito molto alto, anche per la sua salute, ed è costretto all’assunzione di svariati farmaci, a un certo punto mi scrive: “Ce la sto mettendo tutta. Vediamo se riesco ad uscire da questo vortice vizioso e ansioso”. Di rimando gli scrivo: “Ragiona esattamente come uno sportivo: disciplina, costanza, allenamento, spirito di mettersi alla prova. Non dimenticare mai che, una cosa è quello che è successo (come ti sei allenato finora), e un’altra cosa è quello che sei e puoi essere”. Contemporaneamente da E.B. mi arriva: “Sento sempre un forte desiderio di cambiare le cose, ma ahimè, cado sempre negli stessi errori. Già un tuo semplice messaggio mi è di aiuto. La verità è così semplice da dire, ma così difficile da raggiungere. Spesso mi abbandono alle abitudini e non reagisco… se penso a quanto sto male dopo”. La mia risposta: ”È così, è vero, ma la vita è esattamente un’evoluzione continua che dobbiamo favorire. La peggiore delle sorti, credimi, è non rendersene conto, e continuare a seguire gli automatismi che abbiamo costruito intorno alla sofferenza e i comportamenti intorno alle abitudini. È una partita per tutti uguale, ma è una partita avvincente da vivere senza giudizio e senza colpa, imparando ad accettare quello che siamo diventati, nostro malgrado, sapendo che possiamo imparare ad essere, e a fare, per ciò che siamo veramente. Pazienza e tenerezza, non dimenticarlo mai. Buona giornata anche a te, amico mio.”