Lo scenario politico attuale del nostro paese, è quantomeno curioso, per non dire altro. Per la verità, il contesto mondiale – se consideriamo le tensioni sociali, il fenomeno migratorio, la questione ambientale, le condizioni di salute del genere umano – non è né migliore né confortante. Con uno sguardo attento alle compromissioni che sono in gioco, mi vien da dire che non potrebbe essere diversamente. A cosa alludo? Al fatto che tutto ciò che risulta nell’azione degli uomini, nel privato come nel sociale, ha a che fare con la consapevolezza dell’individuo. Se si dà per scontata questa implicazione, se si pensa che basti ricoprire una carica di responsabilità, quale essa sia – uomo, donna, genitore, insegnate, medico, politico, ecc. – e ci si aspetta, pari-pari, una coerenza di ruolo, si fa un peccato di ingenuità, perché non si tiene conto della storia e dell’esperienza intima personale. Al di là delle dichiarazioni e dei proclami formali, prima o poi, la differenza tra il dire e l’essere si manifesterà inesorabilmente, in ogni relazione e in ogni contesto.
Senza nulla togliere all’arte del negoziare, si capisce da soli quanto sia fondamentale la disponibilità, la visione e la maturità di chi negozia. Non è difficile immaginare quanto le dinamiche inconsce e il vissuto esperienziale, possano interferire con questa delicata prassi. Figurarsi quando entrano in campo ambizioni legate al proprio ego e al piacere narcisistico del potere e della visibilità. Non mi pare proprio siano i requisiti ideali per occuparsi, con la responsabilità che necessita, del bene e dell’interesse comune.
Purtroppo l’humus economico, sociale, culturale e politico che è andato affermandosi, in cui si sviluppa la personalità, è così viziato e compromesso che oggi è impossibile aspettarsi qualcosa di diverso. Le persone sono quello che sono a causa di una degenerazione generale, che ha riflessi in ogni dove, politica compresa. Ecco perché si rimane basiti e disorientati difronte a inspiegabili compromessi, imprevedibili voltafaccia, esternazioni infantili, palesi controsensi. Azioni e reazioni tutte riconducibili alla persona, alla sua immaturità, al di là che si travesta di ragioni più o meno credibili. La politica attuale risulta da questo contesto malato e, di conseguenza, manca della capacità di riconoscere, ammettere e contemplare la sua distorsione. Mancando in termini di consapevolezza personale, viene poi a mancare nei contenuti, nella progettualità del futuro, e soprattutto, nel coraggio delle decisioni. Anche quando si grida alla rottamazione piuttosto che al cambiamento, si finisce sempre per pagare il prezzo della differenza tra i proclami e lo stato di coscienza di chi li fa. La diatriba e il confronto politico si fermano in un argomentare che, per quanto contingente e problematico, non ci porterà mai fuori dalle contraddizioni profonde e dalle conseguenze di questa situazione. Se si desidera un cambiamento vero, se vogliamo riprenderci la nostra dignità, il diritto/dovere verso la vita e verso il mondo di cui facciamo parte, dobbiamo partire da noi stessi. Il lavoro da fare riguarda la coscienza di ognuno, per liberarci dalle maglie di questo sistema e dall’ ingenuità/ignoranza che produce, condizioni sulle quali si regge il sistema stesso. È solo attraverso questa bonifica, questa presa di coscienza, che si potrà restituire dignità all’esistenza e creare i presupposti di una nuova politica, di una nuova società, di una nuova civiltà. È in questo modo che le cose cambieranno, a partire dal nostro cambiamento personale. Quando si è liberi dentro non ci sono più nemici o avversari, e si sente naturalmente il desiderio di fare del bene a casa propria, come in politica. Il “nemico” è dentro ognuno di noi.
Corrado Ceschinelli