(dedicato ad un’Amica, ad una grande Anima in movimento…)

L’angoscia che proviamo per un amore finito, non corrisposto, deriva dal fatto che ci viene a mancare una persona, una situazione, alle quali abbiamo affidato, in modo ingenuo e immaturo, il nostro bisogno di attenzioni, la nostra innocente illusione romantica. Alla fine, con altrettanta ingenuità, finiamo per essere ossessionati, o dal pensiero di ciò che poteva essere e non è stato, o dall’amarezza e dal rancore sul terreno della colpa e delle responsabilità. Questo invece sarebbe il momento per cominciare a riflettere, per capire cosa esattamente è successo, e sta succedendo. Continuiamo a tenere in vita un’idea distorta dell’amore, un immaginario fantasioso, che non ci porterà altro che dolore e solitudine. La “cura” per un amore finito, o non corrisposto, sta nella capacità di capitalizzare questa sofferenza; nel riconoscere e nell’accettare debolezze e fragilità – proprie e altrui – e nella possibilità di favorire un processo di consapevolezza utile a sé e indispensabile nella vita di relazione. Questa possibilità è l’occasione vera che la “rottura” ci consente di poter scoprire e di poter praticare, per uscire da una condizione che non risparmia niente e nessuno e, della quale, non ci possiamo rimproverare niente. Ogni persona nasconde le proprie ferite, i propri difetti, le proprie paure senza immaginare che costo avranno sulla propria felicità e sul proprio benessere psicofisico. Ecco perché le difficoltà, come le malattie, oltre ad essere una logica conseguenza della nostra presunzione ed “ignoranza”, sono anche un’occasione straordinaria per metterci difronte alle leggi dell’esistenza e dell’amore vero e incondizionato.

Siamo qui per imparare,
per insegnare, la vita.
Siamo qui per imparare,
per insegnare, ad amare.
Che la coscienza
sia sempre con voi, in voi.
Che voi siate coscienza!

Corrado Ceschinelli