Se riuscissimo a riconoscere il limite e l’inganno della nostra identificazione, a prenderne le distanze dalla sua persuasività, ritorneremo immediatamente in uno stato di grazia, chiamiamolo “psico-umorale”. Per capirci, potrei dire che, allo stesso modo, se mangiassimo nel rispetto della nostra costituzione e della nostra natura, ritorneremo immediatamente in uno stato di grazia vitale. Le cose poi si complicano, perché il non riconoscimento della nostra identità distorta e il mangiare male si intrecciano, alimentandosi a vicenda e innescando una serie di reazioni e conseguenze, che influiscono negativamente sulla qualità della nostra esistenza. Quell’ “essere se stessi”, che ho trattato nel mio precedente articolo (La salute: essere se stessi), voleva proprio sottolineare l’innata presenza di un potenziale di base puro che consente la vita, se i codici e le prerogative naturali sono rispettate. La scienza, la ricerca, la nuova medicina e ogni altra disciplina rivolta al benessere naturale dell’uomo si stanno sempre più accorgendo di ciò, senza trascurare di sciogliere, a priori, eventuali blocchi e conflitti. Prenderne coscienza, per costruire un’altra visione e un’altra percezione della vita è, oggi più che mai, tema, argomento, essenza del cambiamento, e questo processo non può che partire dall’errore di “identificazione”, ma soprattutto dal rendersene conto, dalla consapevolezza di questo equivoco. Senza questo passaggio, senza questa “presa di coscienza”, si apre la porta alla sofferenza e, una volta aperta, è sempre difficile richiuderla, ammesso che si trovi il modo per farlo. Ma ci consola il fatto che la spinta evolutiva verso la verità è inarrestabile e non è soggetta alla dimensione temporale, men che meno alla presunzione dell’intelletto umano. È una legge inevitabile, come a dire che ogni “delirio” può durare solo il tempo necessario per rivelare i limiti della sua inconsistente realtà. Di “deliri” è piena la storia: dal potere esercitato con la violenza e la forza, all’illusione del piacere ad oltranza, dall’inganno di smettere quando si vuole, alla chimerica banalità di meritarsi qualche abuso, fino alla presunzione di una medicina votata alla cura piuttosto che alla ricerca delle cause. L’amore, la gioia, la quiete interiore e la salute albergano nella natura umana, che però occorre riconoscere e favorire, attraverso un cambiamento individuale, che riscatti le proprie miserie, per poi trasformarle in patrimonio acquisito. Una cultura del vivere basata, appunto, sull’amore, sulla gioia, sulla quiete interiore e sulla salute, piuttosto che sulla paura, la rabbia, il pregiudizio e la malattia. Sottrarsi alla persuasività condizionata è senz’altro un passaggio problematico ma, devo dire, che basta veramente poco per rendersene conto perché oggi le opportunità ci sono, grazie all’inarrestabile processo evolutivo di cui parlavo e al fatto che sempre più persone se ne fanno testimoni, rendendo più facile aprirsi alla “rinascita” e alla trasformazione. Questo non significa che sia una passeggiata, ma cosa c’è di peggio che vivere nei tormenti di una vita spesa male? Certo, ci sono delle conoscenze da acquisire, delle regole da rispettare, delle strategie da adottare, ma come lo abbiamo fatto un tempo per distorcere tutto, possiamo rifarlo ora per rimettere tutto a posto. Purtroppo, nel pieno rispetto del nostro libero arbitrio, riusciamo, nostro malgrado, a interiorizzare anche ciò che ci fa male, andando contro ogni principio bio-logico e psico-logico, e mi permetto di affermare ciò alla luce delle richieste di aiuto che ricevo quotidianamente. Mery, non più tardi di ieri, mi scrive: ”Ciao Corrado, grazie del tempo che mi hai dedicato! Devo cercare ora di riportare l’energia su me stessa e ciò che mi fa star bene, evitando di farmi distrarre da pensieri, chiacchiere, negatività che possono condizionarmi. Devo, e voglio, imparare a lasciarmi scivolare addosso le maldicenze evitando di prender sempre tutto sul serio sul piano personale. Perché, a mie spese, ho imparato che comportamenti simili nascondono sempre disagio, insoddisfazione e frustrazione. Ti chiedo, cortesemente, un aiuto”. Sempre ieri, Carla mi manda un messaggio vocale che dice: “Sono in un momento di estrema difficoltà… sono sopraffatta dal mio pensiero e non riesco in alcuna maniera a vivere con più leggerezza. Mi hanno prescritto un ciclo di Valium, ma vorrei sentire anche lei per poterle spiegare la mia situazione e capire se mi può aiutare in qualche modo”. Nella stessa giornata, Renato e Francesca mi cercano per i loro problemi nella speranza di trovare sollievo. I loro racconti sono molto simili: periodo difficile, assunzione di psicofarmaci da tempo, disturbi intestinali, disordini alimentari, fatica di vivere… Riprendere in mano il proprio destino è possibile, ed è possibile innamorarsi, appassionarsi all’idea di scoprire un destino diverso, all’idea di sperimentarlo in modo diverso, questa volta nella direzione della “vita vera”, apportando così quei giusti vantaggi fisici e mentali che ci spettano di diritto e che forse, proprio noi, abbiamo da tempo dimenticato o forse nemmeno mai provato. Dentro ognuno di noi esiste una forza in grado di riportarci alla realtà, alla verità: ne sono certo! È quella stessa forza che muove la Natura, l’Universo, Dio… in una parola si chiama Amore.