TUTTO QUELLO CHE DOVREMMO CONSIDERARE E CHE NON È FACILE DA FARE

In questo “pandemonio”, sono sempre sorpreso (si fa per dire) quando le persone si meravigliano delle esternazioni feroci sui social o delle decisioni più inaspettate e incoerenti soprattutto quando queste vengono da chi non te lo saresti mai aspettato o immaginato (familiari, amici, politici, sanitari, ecc.). Personalmente non sono nemmeno contrario, per partito preso, al “farmaco vaccino”. O meglio, capisco il dramma di chi ha dovuto subire questo “ricatto infame”. Mi è capitato di stare vicino, di non negare la mia disponibilità, la mia comprensione, il mio affetto a chi, pur di “vivere”, di viaggiare o di lavorare, ha ceduto le armi consapevole di questo “vile attentato” alla sua dignità e alla sua libertà. Di contro però, sono persone che hanno in qualche modo reagito, investito sulle loro difese immunitarie attraverso una più attenta alimentazione e una nutraceutica appropriata, trasformando questa situazione in un momento comunque di maggiore cura e attenzione. Non parlo certo di chi ha creduto, e crede, nella narrazione del pensiero unico, nel destino casuale di una pandemia piovuta dal cielo e di un “vaccino” come merito di una “scienza” al servizio dell’uomo, spinto all’inverosimile anche come atto di responsabilità e accanimento sociale.

Veniamo al dunque. Il Covid-19, oltre l’aspetto pandemico e sanitario, oltre tutte le implicazioni e manipolazioni speculative, oltre i rischi di questa sperimentazione di massa, per i quali mi auguro che la verità prima o poi venga a galla, chiama in causa i deliri e le prepotenze della nostra civiltà e ha riaperto, forse come non mai, la partita verso una trasformazione antropologica e culturale della nostra società. Argomento questo che mi è particolarmente caro, come uomo in cammino verso la verità e come studioso del comportamento umano.

Oggi siamo in grado di comprendere meglio le ragioni profonde della sofferenza che partano da uno stile di vita offensivo, dall’inquinamento ambientale e dall’impedimento della nostra evoluzione come esseri spirituali. Per cambiare il corso della storia, così come il destino della propria vita, è necessario passare da un “risveglio di coscienza” che consideri chi siamo e come funzioniamo, dal rivisitare il proprio vissuto come i propri comportamenti, in modo da favorire e mantenere le proprie prerogative sia fisiche che mentali. Non basta dilettarsi nell’intenzione, nell’argomentare intellettualoide, nel definirsi un’identità evoluta di qualche genere. Occorre (occorrerebbe) riconoscere e lavorare per bonificare le proprie illusioni e le proprie compensazioni ritrovando la propria autenticità, sottraendo al proprio inconscio, condizionato e ferito, il destino della propria vita. Se fossimo capaci di capire e di considerare questo processo, non ci meraviglieremmo assolutamente di niente e di nessuno, men che meno sentiremmo il bisogno di giudicare o condannare qualcuno, ancor meno saremmo travolti emotivamente dall’azione degli altri quale essa sia e da qualsiasi parte provenga. Niente a che vedere con il “ritiro” dalla vita sociale; niente a che vedere con la rassegnazione, tutt’altro! Saremmo impegnati prima di tutto con noi stessi perché – come dico sempre – quando si raggiunge questo stato di consapevolezza, oltre che ritrovare il favore dell’energia vitale e del principio conservativo, si diventa un bene e un esempio anche per gli altri. Schierarsi tout court – a favore o in opposizione – alle logiche dominanti, accontentarsi di effimere soddisfazioni materiali o di status, oltre che tenere in vita la propria dipendenza e legittimare in qualche modo il sistema, si tengono in vita anche paura e rabbia, che diventano poi motivo di separazione e di discriminazione. Questo passaggio o processo, che dir si voglia, è la questione vera e profonda di quello che sta succedendo e con il quale l’uomo ha sempre fatto, e dovrà sempre fare, i conti; questo passaggio o processo fa anche capire la portata complicata e complessa del cambiamento al quale siamo tutti chiamati e per il quale è in gioco il futuro stesso della specie e del pianeta.

Le persone si sorprendono quando dichiaro il mio “entusiasmo” per questo periodo. Quando mi è data la possibilità, o quando ritengo vi siano le condizioni per farlo, cerco di spiegarmi con l’unico intento di contribuire ad una riflessione che vada oltre l’apparenza, oltre il contesto attuale. Si tratta, dove è possibile, di aiutare le persone a ragionare verso queste considerazioni, sapendo che il sistema ha gioco facile a partire proprio dalla suggestione che crea e alimenta in continuazione grazie all’ignoranza generale e ai suoi potenti mezzi menzogneri e persuasivi. È un “lavoro” educativo di tipo nuovo, che parte dal basso, dalla relazione umana con le persone, ma che diventa esercizio “terapeutico” per il bene di chi lo fa e di chi lo riceve; è un “lavoro” che chiama in causa nuove modalità, non più basate sull’autoreferenzialità ma animate dall’umiltà, dall’empatia e dall’amore per la vita.    

Per comprendere ancora meglio, faccio spesso l’esempio della scuola, intendendo con questo che la vita si impara in continuazione ma che avremmo bisogno di buoni maestri e di giusti insegnamenti, con i quali poi praticare la propria esperienza e realizzarci pienamente secondo la nostra unicità. Se paragoniamo, arbitrariamente e per semplificazione, il grado di sviluppo della personalità al titolo di studio, da un punto di vista coscienziale, possiamo immaginare l’umanità, alla prima elementare, se non addirittura all’analfabetismo esistenziale. Come possiamo pretendere una vita sana e buone relazioni, se queste presupporrebbero un corretto apprendimento e un alto grado di specializzazione umana? Ciò che confonde, e alimenta la confusione, è la facoltà, alla portata di tutti, di esprimere il pensiero, attraverso opinioni, credenze e convinzioni senza dubitare minimamente della loro origine e del loro condizionamento, nonché della loro ricaduta in termini di equilibrio, benessere e salute. Occorre ricordare che, al di là della nostra presunzione a legittimare le nostre idee e le nostre ragioni, sarà sempre e comunque la nostra autorevolezza, il nostro aspetto, la nostra propensione alla vita e agli altri, a parlarci dell’effettivo grado di maturità acquisito o raggiunto. Ad ognuno l’arduo compito di rendersene conto per “Ritrovare sé stessi, per aiutare gli altri, per cambiare il mondo” (cit. Corrado Ceschinelli in “Codice Vitariano”).

 Corrado Ceschinelli