Codice Vitariano

…essere “VITARIANO” significa riconoscere e favorire la vita in tutte le sue connessioni e potenzialità per imparare a nutrirla su tutti i piani. A partire dal cibo e dall’integrazione, ma senza trascurare che sentimenti, emozioni e pensieri sono nutrimento della mente e dell’anima e che insieme all’attività fisica e all’ambiente in cui viviamo, all’aria che respiriamo, sono nutrimento di quell’insieme indissolubile che siamo e che è costituito proprio di corpo, mente e spirito.

… essere “VITARIANO” significa acquisire la visione e le competenze necessarie per favorire salute e benessere psico-fisico vero e duraturo; significa passare dall’evoluzione di coscienza, perché legato a questo c’è lo sviluppo della personalità, della libertà, dell’autonomia, del talento, dell’amore incondizionato,
ma anche la responsabilità delle proprie scelte… in poche parole: per essere quello che siamo, che possiamo e che dovremmo essere.

Siamo qui per imparare,
per insegnare, la vita.
Siamo qui per imparare,
per insegnare, ad amare.
Che la coscienza sia sempre con voi, in voi.
Che voi siate coscienza!

Corrado Ceschinelli

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Codice Vitariano! Ovvero: nel nome della vita

Quando mi chiedono se sono “vegetariano” o “vegano” o se seguo un règime “fruttariano” o, comunque, quale dieta io pratichi, reagisco sempre con un po’ di stizza e di ironia e dico di essere “vitariano”… poi spiego il senso di questa mia affermazione che è anche l’argomento centrale di questo libro. Cominciamo con il tranquillizzare tutti i “naturalisti” menzionati: dal punto di vista strettamente nutrizionale, hanno sicuramente più ragione che torto. E non lo dico solo io. Lo dicono gli studi più autorevoli e l’incidenza delle patologie correlate agli stili alimentari. Per cominciare a farvi capire in che direzione si muoverà il mio ragionamento vi racconto un episodio recente. Chiamato a fare una conferenza in una serata macrobiotica, ho esordito dicendo: «Ma per mangiare macrobiotico bisogna essere così seri?». Effettivamente, molto spesso, dietro a una scelta nutrizionale c’è lo spettro dell’identità, dell’ideologia, del modo di essere e di atteggiarsi voluto da quello stile e dal suo stereotipo, con declinazioni, a volte, che rasentano il fondamentalismo e la maniacalità. In trent’anni che mi occupo di educazione alimentare e di stile di vita, posso dirvi che, finalmente anche in questo campo, l’attenzione si sta spostando oltre la manipolazione e il delirio dietologico, o prescrittivo, e si comincia a considerare l’uomo a partire dalla sua totalità e potenzialità. Ed è proprio da questa osservazione che si scopre che la prima e la più significativa compromissione per la vita (qualità e durata) è nelle nostre idee e nelle nostre convinzioni, in una esperienza che struttura comportamenti e provoca stati d’animo talmente “offensivi” e dis-funzionali da essere la causa originaria di tutti i nostri mali. Essendo compromessa la vita nei suoi fondamentali ed essendo questa civiltà soprattutto impegnata a “curare” i mali che questa stessa compromissione provoca, ci si rende conto che quello che occorre fare, prima di tutto, è favorire proprio un cambio di mentalità capace poi di tradursi in altrettanti comportamenti e stati d’animo ma questa volta coerenti e funzionali alla nostra costituzione e alla nostra natura. Quello che posso dirvi con certezza, essendoci arrivato dall’esperienza e praticando questo approccio educativo da molto tempo, molto prima che fosse spiegato e argomentato dagli studi di oggi, è che non vi è soluzione (guarigione) senza questo processo di cambiamento. Un cambiamento che deve coinvolgere la persona, la sua percezione di vita, capace di riattivare e recuperare risorse inimmaginabili, inespresse e mortificate da un vissuto e da un modo di vivere fortemente debilitante e invasivo.
Le nuove frontiere della medicina, grazie ai contributi delle nuove scienze, parlano di olismo e di integrazione, cominciano a considerare l’influenza delle emozioni e degli stati energetici sulla funzionalità generale e sistemica, riconoscono l’importanza del cambiamento quale processo fondamentale sia per la guarigione che per la conservazione della salute a lungo termine. Per darvi un’idea, uno degli ultimi convegni al quale ho partecipato si intitolava “Anima e cancro” ed erano presenti come relatori, medici e oncologi di grande profilo professionale, oltre che una moltitudine di testimonianze significative.
Occorre quindi mettere mano laddove le cose sono accadute e accadono senza che siamo presenti a noi stessi per liberarci da una “schiavitù” di cui non abbiamo alcun sentore, ma soprattutto nessuna considerazione. Quel mondo è pieno di luoghi comuni, di ansie e di bisogni inespressi. È lo stato inconsapevole dell’essere teso più alla compensazione che alla soluzione dei suoi disagi, alla dieta più che all’idea di imparare a mangiare, a rivendicare il diritto delle proprie convinzioni più che a riconoscere obbiettivamente la realtà, alla legittimazione della propria rabbia, paura, colpa, più che a capirne la natura e l’origine.
Allora, per tornare da dove siamo partiti, io sono “vitariano” risulta essere il perfetto compendio alla riconoscenza della vita in tutte le sue connessioni e potenzialità, ovvero l’impegno costante a nutrirla su tutti i piani. Sì, perché se il cibo è nutrimento del corpo, le emozioni e i pensieri sono nutrimento della mente e dell’anima e, insieme all’attività fisica, sono nutrimento di quell’insieme indissolubile che siamo e che è costituito proprio di corpo, mente e spirito. Una delle conferenze di cui sono portavoce non a caso si intitola “Nutrire la vita, per non morire di cibo”, e forse adesso ne capite il senso. Quindi l’obiettivo del cambiamento, del processo di consapevolezza, non è nient’altro che riconoscere e favorire l’evoluzione di coscienza, perché legato a questo c’è lo sviluppo della personalità, della libertà, dell’autonomia, del talento, dell’amore incondizionato, ma anche quello della salute e del benessere psico-fisico; in una parola, di quello che siamo, che possiamo e che dovremmo essere veramente, secondo le leggi di Madre Natura e dell’Universo intero. Sono le stesse leggi, secondo il principio di compatibilità, di costituzione e di funzionalità che, guarda caso, non ci portano lontano da vegani, vegetariani, fruttariani, macrobiotici ecc. Quello che cambia semmai è arrivarci dal cammino evolutivo e dalla presa di coscienza invece che come forma di compensazione o di esaltazione perché, in questo modo, per bene che ci faccia, l’anima sarà sempre inquieta e noi saremmo “sani” a metà. Dobbiamo riconoscere questa trappola per liberare quel “divino” che è in ognuno di noi e per riprendere il cammino della forza e dell’integrità vera. È ora di tornare a essere felici! È l’unico dovere che abbiamo, nei nostri confronti e nei confronti del nostro prossimo.

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