Qualsiasi cosa che ci succede passa dalla nostra percezione e interpretazione. Un pericolo oggettivo lascia pochi margini di spiegazione, e attiva, per istinto di sopravvivenza, meccanismi di difesa e di fuga che hanno lo scopo di tenerci in vita. Il peso/significato dell’esperienza, di ciò che ci viene insegnato, di ciò che sperimentiamo personalmente, crea, in ognuno di noi, una particolare chiave di percezione e interpretazione degli eventi e degli accadimenti. Questa è la ragione per cui una stessa situazione può provocare reazioni emotive e commenti diversi. In sostanza, siamo noi stessi, con la nostra storia, con il nostro vissuto, a dare significato alla realtà, al di là della sua natura oggettiva. Potremmo dire che ogni reazione emotiva, dovuta a pericoli inconsistenti, parla di noi, soprattutto delle cose che ci hanno ferito o turbato, tanto da renderci così sensibili e suscettibili. Immaginare un mondo amorevole, una natura riproduttiva e conservativa, della quale facciamo indissolubilmente parte, ci può aiutare a considerare l’esistenza di una forza interiore, che prevarica la perfezione stessa, in ragione di una normalità fatta di quiete e di equilibrio, che però ci consente di capire immediatamente la differenza fra un pericolo vero e un pericolo auto-generato dalla nostra storia. La natura della vita è incontestabile, quindi avremmo tutto l’interesse ad occuparci di noi, delle nostre emozioni, dei nostri sentimenti, al fine di scoprire “chi siamo”. La conoscenza di noi stessi è determinante nel processo di evoluzione al quale siamo, indiscutibilmente, sottoposti, come a dire che siamo in questa vita, in questo corpo, per fare esattamente questa esperienza di coscienza e consapevolezza reali, alla scoperta di quella verità che ha solo bisogno di essere riconosciuta. Ma per potersi rivelare, per potersi manifestare, non c’è altra via che imparare a vedere le cose da una altro punto di vista, sperimentando concretamente il grande potere e la grande opportunità di questa verità. Questo processo non può realizzarsi senza questa presa di coscienza, senza una diversa presenza, senza riflessione e conoscenza e, soprattutto, senza un’azione che deve, piano piano, correggere e sottrarre potere ad una suscettibilità e a delle convinzioni che viaggiano consolidate nel nostro inconscio manifestandosi poi con pensieri, sensazioni ed emozioni ma anche con comportamenti inadeguati e offensivi. Spesso, molto spesso, emozioni di inadeguatezza e di imperfezione; spesso, molto spesso, con un’alimentazione e uno stile di vita altrettanto inadeguato e offensivo. È la percezione e l’interpretazione di cui abbiamo parlato. Risultato finale: disturbi, sofferenze, malattie di ogni genere. Siamo in una fase di transizione e, come tutte le transizioni, comporta grandi cambiamenti: dipende da noi, dalla coscienza di ognuno di noi. La consapevolezza del bene, proprio ed altrui, non si conquista facendosi strada con la forza, ma attraverso e tramite la “palestra” di tutti i giorni. Questa verità e questa possibilità accende il fuoco della passione, della curiosità, della cura ma anche della responsabilità verso di sé, verso gli altri, verso l’ambiente che ci circonda, in una parola, verso la vita, ovunque e in qualunque forma si manifesti. Questo percorso ci libera da una schiavitù che si è insidiata nella natura di ognuno di noi, ed è l’unico vero cammino che siamo chiamati a fare per elevarci verso quella perfezione che c’è dentro di noi da sempre, e che, da sempre, desidera la pacificazione di questo mondo. Questo percorso porta all’amore, alla tolleranza, alla fratellanza, al rispetto. Del resto, come possiamo aspirare a questo idillio con dentro la paura, la colpa, la vergogna e con un corpo che arranca in mille miserie? Come possiamo magnificare la potenza, scoprire che è tutto vero se continuiamo a ripetere, come un disco rotto, giorno dopo giorno, di generazione in generazione, lo stesso equivoco, lo stesso plagio? I segni sono ovunque. Solo qualche anno fa tutto questo era impensabile o improponibile e, anche per me, inimmaginabile. Oggi tutto questo si manifesta in un cambiamento che si sta espandendo a macchia d’olio, investendo ogni ordine e ogni ambito. Perfino nelle parole della meravigliosa canzone di Cristicchi a Sanremo “Abbi cura di me” troviamo questo tipo di pensiero: “… Il tempo ti cambia fuori, l’amore ti cambia dentro. Basta mettersi al fianco invece di stare al centro. L’amore è l’unica strada, è l’unico motore. È la scintilla divina che custodisci nel cuore. Tu non cercare la felicità semmai proteggila. È solo luce che brilla sull’altra faccia di una lacrima. È una manciata di semi che lasci alle spalle. Come crisalidi che diventeranno farfalle. Ognuno combatte la propria battaglia. Tu arrenditi a tutto, non giudicare chi sbaglia. Perdona chi ti ha ferito, abbraccialo adesso. Perché l’impresa più grande è perdonare se stesso. Attraversa il tuo dolore arrivaci fino in fondo. Anche se sarà pesante come sollevare il mondo. E ti accorgerai che il tunnel è soltanto un ponte. E ti basta solo un passo per andare oltre…”