Sono molto attratto dalla cultura sciamanica: la mia esperienza professionale e di vita, prima di questo approfondimento, mi aveva già rivelato alcune profonde verità. Come tante altre tradizioni del passato, la “medicina” degli sciamani racconta molto bene questo percorso. Ciò che la distingue è la rappresentazione delle varie fasi del processo attraverso le caratteristiche di diversi animali. Al serpente è riservata la parte istintuale, il legame con la terra e con la natura delle cose, ma anche la proprietà di cambiare pelle, identità. Nell’attaccamento e nella dipendenza, temiamo il cambiamento e, in questo modo, perdiamo la possibilità di sperimentare nuovi modi di essere che potrebbero renderci più felici o rivelarci parti di noi, lontane dal condizionamento e dalle ferite patite. Al giaguaro tocca l’idea della forza vitale, del coraggio. Il giaguaro vive libero dalla paura, non ha bisogno di dar prova di sé, vive una vita sicura ed equilibrata. Incarnare la saggezza del giaguaro ci dà la fiducia necessaria per avventurarci ed esplorare con coraggio, sicuri di dirigerci là dove dobbiamo andare, agendo in sincronia con lo scopo della nostra vita. Il giaguaro ci restituisce potere e fiducia. Al colibrì è riservata l’idea dell’immobilità, intesa come imperturbabilità rispetto agli eventi e al chiasso di una mente ossessionata da sfide, drammi e dettagli quotidiani; è la capacità di mantenere la pace interiore qualunque cosa accada intorno a noi. Ma anche quella di poter avventurarsi in territori inesplorati e trasformare la nostra vita in un viaggio epico, a prescindere da quanti siano gli oceani da attraversare. Il colibrì rappresenta un radicale cambiamento di consapevolezza; affida alla coscienza interiore il viaggio della propria anima. E per finire l’aquila, ovvero la capacità di vedere i dettagli e l’immensità del creato. La serenità che la visione dell’aquila procura, dissolve l’illusione della separazione e ci riconnette in un disegno molto più ampio, in una coscienza molto più vasta. Al pari di un’onda del mare, siamo individui distinti e unici, ma allo stesso tempo non siamo mai separati dal mare, dalla nostra origine. Il dono dell’aquila consiste nella capacità di ricominciare da zero, liberi dalle vecchie storie su chi siamo, svincolati dalle aspettative, dalle paure o dai dubbi.
Così gli sciamani disegnano il processo della vita, della consapevolezza. Una mappa, un orientamento, che ridona senso e gratitudine per ogni attimo, per ogni difficoltà, perché se ne contempla il significato e l’opportunità di apprendimento e di crescita. C’è quindi un lavoro da compiere su sé stessi, una strada da percorrere, lunga e tortuosa, ma altrettanto affascinante e appagante, per la propria esistenza, per la propria salute e per il futuro del mondo. Naturalmente il “risveglio” non ci assolve dal dovere di affinare il nostro pensiero, migliorare i nostri atteggiamenti e comportamenti, avendo cura e considerazione della nostra dimensione fisica. Un’ultima cosa, che mi è particolarmente cara e chiara, che di norma avviene spontaneamente dettata dal senso del dovere e come atto di gratitudine. L’evoluzione di sé e la visione del tutto di cui si è indissolubilmente parte, contempla il compito e l’intenzione di condividere con gli altri ciò che realmente è, e ciò che si è imparato. Non occorrono grandi sforzi e grandi propositi. Tutto accade da solo, semplicemente, attraverso la coerenza del proprio essere e del proprio fare, una volta liberati dalle pene della paura e della solitudine, perché così è scritto nella legge della coscienza e dell’amore universale.