Quanta saggezza andata persa. Oggi il più grande “lavoro” dell’uomo è proprio il recupero della verità. Una verità persa per strada ma che la vita non manca di ricordarci ogni santo giorno. Come? Con le sue regole, con il suo linguaggio, attraverso il significato vero degli accadimenti. Senza considerazione che la nostra esistenza sia qualcosa di diverso da come comunemente la intendiamo, secondo i canoni della civiltà, delle varie culture, dell’educazione ricevuta, è molto difficile fare tesoro dell’esperienza ed evolvere verso l’estasi e la gioia di vivere.
Ciò che abbiamo dimenticato è qualcosa che trascende i nostri sensi e i nostri calcoli. Ha a che vedere con ciò che anima il creato, con un’intelligenza superiore che governa ogni cosa, con l’amorevole tensione che fa si che accada ciò che deve accadere, per il nostro meglio, per la nostra realizzazione. Lo vediamo bene nei nove mesi di gestazione, nei quali tutto accade senza nessuna azione o decisione volontaria, e lo vedremmo ancor di più se fossimo costantemente in contatto con l’Universo (l’uomo è un tutt’uno con l’Universo), e con il contenuto simbolico e profondo dei fatti. È solo così che, anche dietro una malattia, potremmo vedere questa tensione, questo amorevole senso di correzione, di avvertimento: un messaggio che la Natura e il nostro corpo stanno cercando di dirci, per ritrovare la strada smarrita, e modificare finalmente le condizioni che l’hanno fatta perdere. È solo così che s’impara a non giudicare nessuna esperienza, ma ad osservarla soltanto, cercando di capire che cosa fa star male, traendo spunto per crescere. Senza questo cambio di prospettiva o, se volete, senza questa elevazione spirituale, diventa difficile trarre insegnamento dalla vita. L’ho capito a mie spese, e oggi lo vedo nelle storie delle persone che incontro. Vite talmente “avvitate” su di esse tanto da non immaginare minimamente cosa stia succedendo veramente dentro di loro e, men che meno, quale sia la strada, il cambiamento, utile alla felicità. Nel film “The Shift” – Il cambiamento – il protagonista Wayne Dyer (noto psicologo e psicoterapeuta americano) dice molto bene: “Nella vita non dobbiamo affannarci, preoccuparci, dobbiamo abbandonarci fiduciosi, con la certezza che tutto quello di cui abbiamo bisogno ci verrà dato”. Ed è proprio così! Gesù stesso, quando guariva qualcuno, gli diceva “la tua fede ti ha guarito”, intendendo che è l’atto del credere che fa il miracolo. Oggi sappiamo, a partire dall’effetto placebo, quanto il pensiero, la speranza, la fiducia, siano fondamentali e funzionali all’equilibrio, alla conservazione dello stato di salute, importantissimi nei processi di guarigione. Lo abbiamo visto nelle ricerche del biologo Bruce Lipton, che ha “distrutto” il dogma della determinazione genetica. Lipton ha detto: “Come viviamo, come pensiamo, come ci atteggiamo nei confronti della vita, è più potente dei geni che ci sono stati dati. Bisogna vivere da innamorati e, di conseguenza, rendere, la vita un paradiso in terra; è così che la nostra mente influenza e cambia i nostri geni”. Lo psicologo Paul Ekman, famoso per le sue scoperte sulle microespressioni facciali, durante le sue ricerche, scoprì un’altra cosa importante, e cioè che “non soltanto l’espressione deriva dal nostro stato d’animo, ma anche il contrario, cioè le nostre espressioni influenzano lo stato d’animo”. Da qui il proverbio popolare “Cuor contento il ciel l’aiuta”. Insomma il rapporto causa-effetto è bidirezionale: non soltanto se sono felice rido, ma anche, se rido divento felice. Esorto spesso le persone a guardarsi allo specchio per prendere coscienza della propria espressione del viso. A volte basta questo banale esercizio per rendersi conto del proprio stato d’animo e della “faccia” con la quale si affronta il mondo, le relazioni, gli incontri; un modo per sperimentare come una piccola variazione autoimposta possa cambiare il destino di una giornata e il proprio stato umorale. Questi sono tempi di grandi segnali evolutivi. Da più parti vengono testimonianze e intuizioni, ma anche riscontri e contributi scientifici, che riaprono la partita della vita, e ci rivelano sempre di più, sia le cause e le ragioni della perdizione attuale, sia la strada da percorrere per recuperare questa dimensione perduta. Tutti i fenomeni sono riconducibili all’esperienza e all’evoluzione personale; tutto ci riporta all’elevazione del proprio stato di coscienza, senza il quale sarà difficile, se non impossibile, guarire veramente, costruire la propria gioia, ma soprattutto, pensare al mondo di domani. Vedere tutto dall’alto, comprendere il disegno superiore e abbandonarsi con convinzione a questo disegno, è il “nostro” capovolgimento di prospettiva. Allora tutti i conflitti, le ripicche, le ansie, le preoccupazioni, diventano piccoli, piccoli, e svaniscono. Se non si riesce in questo passaggio, si rischia grosso. La vita, ci piaccia o no, è spietata: non fa sconti. Questo è il senso dell’antico adagio “o ti elevi o ti levi”.