RIFLESSIONI PER STIMOLARE LA PROPRIA EVOLUZIONE, SERENITÀ E CAPACITÀ DI RELAZIONE
ESERCIZIO DI UMILTÀ
“Chi sono io? per giudicare/commentare gli altri?”
Tutto quello che “vediamo” di negativo negli altri, e che ci provoca “fastidio”, nasce da dentro di noi, diventa una proiezione, un giudizio, verso la persona (o la circostanza). L’aspetto da comprendere, e da gestire, è il proprio fastidio. Non va negato in sé, men che meno demonizzato, ma può essere assolutamente gestito sperimentando (e allenando) una diversa modalità di reazione che non può prescindere dalla comprensione del processo, dalla visione della realtà e, quindi, dal rispetto degli altri. (Vedi “Esercizio di considerazione, di empatia e di responsabilità”). Proiettando sugli altri il proprio disagio, argomentandolo con mille ragioni, si tiene in vita la propria immaturità, sentendosi, in questo modo, migliori e al sicuro perché si attribuisce agli altri la responsabilità del proprio stato e delle proprie difficoltà…
Attenzione: commenti e giudizi hanno una loro oggettiva legittimità ma devono essere sgravati dal proprio coinvolgimento infantile emotivo.
ESERCIZIO DI CONSIDERAZIONE
“Immagino, e penso, gli altri come una realtà a sé, non riconducibile alle mie ferite e ai miei bisogni infantili.”
L’unica cosa che posso/devo fare è occuparmi di me:
- Riconoscendo il meccanismo della proiezione
- Con l’ASCOLTO, la tenerezza e l’umanità necessarie
- Con il SILENZIO
- Interrompendo il bisogno, e l’illusione, di sedurre gli altri, di ricevere consenso o plauso, parlando di sé in modo egocentrico e totalizzante, (lavoro, sport, accadimenti vari).
Attenzione: cosa che si può fare benissimo se sgravata dalle proprie fragilità e dipendenze, dalle proprie insicurezze e paure.
ESERCIZIO DI EMPATIA
“Ridotta la dipendenza altrui (da chicchessia), riportata l’attenzione a sé, la relazione, il confronto, la dialettica, diventano opportunità di crescita e di amore vero ma, sempre e solo, con una priorità e attenzione al proprio equilibrio, alla propria serenità, alla propria maturità, a prescindere dal ruolo e dall’identità assunta.”
Con il riconoscimento delle proprie dinamiche, attraverso l’umiltà e l’osservazione interiore, diventa più facile l’osservazione esteriore, verso gli altri e le circostanze. Riconosciuti i propri tormenti e le proprie proiezioni, si è più in grado di prestarsi alla relazione, alla condivisione e al bene comune.
ESERCIZIO DI RESPONSABILTÀ
“Presa coscienza del mondo in cui viviamo, delle sue menzogne e della nostra “ignoranza”, piano piano, attraverso la conoscenza e l’aiuto, si sperimentano nuovi comportamenti, nuovi atteggiamenti, nuove reazioni… familiarizzando sempre più con una visione più alta e spirituale dell’esistenza.”
In questo modo ritorna centrale la sacralità del corpo e della vita, intesa come una meravigliosa avventura ed esperienza di riconciliazione, di pacificazione con sé stessi, con gli altri e con l’ambiente di cui facciamo indissolubilmente parte. SI CAPISCE il valore e il principio dell’anima e della coscienza… SI IMPARA la pazienza, la tolleranza, il perdono. SI CAPISCE il valore e il principio della salute e della responsabilità. SI IMPARA a mangiare e a vivere secondo Natura e costituzione. Con il favore dell’energia divina, si pratica l’imperturbabilità e la pace interiore.
OCCORRE SMETTERLA DI:
- Lamentarsi
- Giustificarsi ogni tre per due
- Argomentare con la storia dell’età (quello è solo un dato anagrafico), con il vittimismo di quello che è successo, con l’ormai, con i “se avessi fatto… se avessi detto…”, con i però, con la scusa che “è difficile”… Ciò che di fatto migliora la propria vita è l’evoluzione della propria coscienza, la capacità di allargare i propri orizzonti di senso, di sviluppare la propria indipendenza di pensiero e la propria autonomia, senza bisogno, e necessità, di dimostrare niente a nessuno, se non a sé stessi, cercando sempre più, attraverso l’esperienza, gli errori e la sofferenza, la propria strada e la propria autentica realizzazione.
OCCORRE PRATICARE INCESSANTEMENTE:
- La gentilezza
- La cortesia
- La gratitudine
- L’ascolto
- Il silenzio
- La riflessione consapevole
IN DEFINITIVA:
“Siamo molto di più di quello che crediamo e di quello che ci hanno fatto credere… occorre scoprirlo e (soprattutto) praticarlo!”
Corrado Ceschinelli
NON C’È UN ALTRO MODO, UN ALTRO SENSO DELLA VITA, SE NON QUESTO!