A pensarci bene, se ci fermiamo un attimo a guardare la vita da vicino, che cos’è se non un perenne, costante, sequenziale istantaneo accadere che contempla il tutto? Magia? Mistero? Energia creatrice? Sicuramente tutto questo, al di là di ogni logica e al di sopra di ogni idea artificiosa creata dagli uomini. Basta sedersi ad ascoltare, osservando questo pulsare in ogni dove. E chi siamo noi per pensarci diversi? Per non avere alcuna considerazione di questa “essenziale ovvietà” e del suo manifestarsi?
Eppure, la vita non è nient’altro che la magnificenza di ogni attimo e, che lo vogliamo o no, ci siamo dentro fino al collo, solo che non cogliamo più alcuna sfumatura né alcun significato, perché siamo completamente separati da quell’attimo, immersi nel frastuono della mente, dei suoi pensieri, delle sue preoccupazioni.
Quindi, mentre la vita accade, noi siamo altrove. Paradossale vero? Così paradossale che l’attimo dopo non sappiamo nemmeno se saremo ancora vivi. Eppure, lì, dove dovremmo essere, dove dovremmo stare, dove dovremmo sentire, non ci siamo, per cui perdiamo tutto il senso e tutti i particolari di ciò che accade; quel “senso” che, per sua natura, esiste esclusivamente in funzione della nostra realizzazione e unicità; quei “particolari” che sono i piccoli, grandi, miracoli che la Natura compie nel suo manifestarsi. Abbiamo bisogno di innocenza, di vuoto, semplicemente per poterci riconnettere con quella magia, quel mistero, quell’energia creatrice di cui, non solo ne facciamo indissolubilmente parte, ma è anche l’unica che sa esattamente dove e come condurci per capire chi, e cosa, siamo veramente.
L’innocenza produce uno stato di grazia che diventa frequenza di connessione con l’energia universale. L’innocenza si afferma attraverso la spontaneità dell’essere, attraverso il fluire emotivo che si caratterizza intorno al piacere, all’amore, alla gioia. Sentimenti ed emozioni – se volete, frequenze – a loro volta di connessione e di creazione della realtà. Queste sono le regole e le leggi dell’anima, le regole e le leggi dell’energia.
Ma – direte voi – se tutto è del tutto e nel tutto, perché questo progetto non si mantiene e si realizza comunque? Perché il disegno dell’anima contempla la perdita dell’innocenza primordiale, infantile, e usa la sofferenza come misura dell’allontanamento da essa, come spinta verso un suo recupero consapevole, verso la presa di coscienza della realtà e dei suoi piani, verso la responsabilità delle nostre decisioni e dei nostri comportamenti.
Dovremmo restare bambini in eterno? Certo che no! Quello stato ci serve solo a ricordare, a capire il punto di partenza e di arrivo della coscienza, se mai se ne riconosca il disegno e il senso. Si tratta solo – “solo” si fa per dire – di ritornare a quell’innocenza passando attraverso la vita. E per farlo è “obbligatorio”, inevitabile, perdersi nell’oblio della ragione e delle illusioni. Così come occorre riconoscere il peso del condizionamento e dell’esperienza, superare l’inferno della separazione, dell’attaccamento compensatorio delle ferite, della paura. Solo così, e in nessun altro modo, si compie il disegno dell’anima, manifestando tutto il pulsare dell’Universo che è in noi. Insomma, la storia vera, quella che oggigiorno si racconta nell’argomentare sulla spiritualità, quella che si va cercando da sempre per dare senso e pace alla nostra mente, è esattamente questa. Che meraviglioso “giro di Peppe”!
Tutto per tornare da dove siamo partiti e per avere il premio del “paradiso” sulla terra. Capite da soli che, se la vita fosse intesa e considerata soprattutto per questo processo, cambierebbe completamente il senso di quello che ci succede, e con esso il destino della nostra esistenza. Così come cambierebbero le prospettive, l’educazione, la medicina, la politica e più in generale, la cultura stessa del vivere. Non stiamo inventando niente: si è sempre saputo e ci è sempre stato raccontato. Forse avevamo bisogno di dimenticarlo del tutto, di provocare così tanta sofferenza e disperazione per tornare ad occuparcene con più consapevolezza di una volta e su una scala che coinvolga l’intera umanità nel suo percorso evolutivo. Il processo è sicuramente in corso, i segni sono evidenti a partire dalle ragioni stesse della crisi di questa civiltà, e dai limiti delle sue considerazioni, così come sono presenti nella coscienza di un sempre maggior numero di persone.
Un processo che diventa anche, e finalmente, un’opportunità di ravvedimento personale e di guarigione profonda dai propri mali. Ma soprattutto ci consente di riprendere, attraverso nuove chiavi di lettura e di interpretazione dell’esperienza e degli accadimenti, il proprio cammino nella direzione dell’innocenza, tanto indispensabile quanto necessaria, affinché il principio dell’anima che è in ognuno di noi, possa rivelarsi e compiersi secondo il suo disegno e le sue intenzioni.
Ad maiora semper
Corrado Ceschinelli