Se cambiare è un processo impegnativo e faticoso, diciamo subito che non farlo è ancora peggio. Non solo ne risentirà la qualità e la durata della nostra vita terrena, esposta com’è alle peggiori offese e sofferenze ma soprattutto per il venire sempre meno del senso più profondo e spirituale di chi siamo veramente e cosa siamo chiamati ad essere. Oscurare e inibire la propria Anima, impedire il fluire spontaneo dell’energia che ci abita, oltraggiare continuamente il nostro corpo – che, per l’appunto, si diceva essere il “Tempio dell’Anima” – non può che dare i risultati che vediamo sotto i nostri occhi sia in termini di salute che di conflitti e disarmonie di ogni genere… e, a tal proposito, non mi pare che si possa dire, e pensare, di vivere in una civiltà evoluta e di benessere personale e sociale.
Perdere l’Anima vuol dire perdere “la brocca” e poi avventurarsi in operazioni intellettuali artificiose capaci di giustificare sia il proprio stato che tutte le aberrazioni dei nostri tempi, spacciandole come “le proprie ragioni” o come “modernità civile”. Naturalmente dietro tutto questo ci sono dei forti interessi economici e politici che tirano le fila di questa ignominia, che costruiscono e mantengono ad arte, e con premeditazione, tale plagio e l’ignoranza generale,
Eccoci arrivati alla sfida epocale! Ritrovare la propria Anima, ritrovare cioè, dentro di sé, il valore e il principio delle cose, riconoscendo che la vita è animata da forze e meccanismi che tendono al mantenimento dell’equilibrio; che questo equilibrio si autoregola da sé per attitudine propria verso la gioia, la bellezza, la salute; che l’Anima – ciò che siamo – ha un progetto definito verso la nostra realizzazione e unicità, ma affinché possa accadere, necessita del favore della nostra responsabilità e presenza, sia in termini di comportamento (per il corpo) che in termini di pensiero e sentimento (con la mente e con il cuore). Come a dire che tutto è energia e che si tratta “solo” di sintonizzarsi e mantenersi in quel campo per godere appieno di questa vocazione spontanea e lo dobbiamo e possiamo fare attraverso la nostra evoluzione personale. Ecco perché si parla di cambiamento, ovvero di un processo di riallineamento con le leggi divine dell’esistenza che riguarda la coscienza di ognuno, non certo una disposizione del governo o della mente, così condizionata e alienata, degli uomini di oggi.
Cambiare quindi necessita di una nuova consapevolezza che ridefinisca l’orizzonte di percezione e di senso della vita stessa… necessita di conoscenza, di coraggio e di dignità. Quel risveglio di cui tanto si parla. Così come si parla di un “morire a sé stessi”, o meglio a quell’idea di sé, condizionata e manipolata, che è la ragione principale di tutta la sofferenza umana.
“Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi”, diceva quel tale, che è condicio sine qua non per meritarsi “il regno dei cieli sulla terra”. Da soli è molto difficile, per questo, spesso… molto spesso, si ha bisogno di aiuto. Un aiuto che deve, e può, venire da uno stato di coscienza superiore, non certo da una laurea o da un attestato, per mano di qualcuno che vive costantemente con sé stesso questo processo di rivelazione. Jung diceva: “Nessun terapeuta potrà portare il proprio paziente più in là di dove è arrivato lui stesso”. Si riferiva, ovviamente, allo stato di coscienza, con tutte le implicazioni in termini di maturità, sensibilità, empatia, rispetto, amore… tutte caratteristiche della propria Anima non certo del proprio Ego.
Senza questa implicazione onesta, autentica, profonda, del “lavoro su di sé”, c’è il serio pericolo che continuino a prevalere effetti distorsivi della personalità con ricadute egoiche che non faranno altro che mantenere in essere la distorsione di fondo che attanaglia la nostra e altrui coscienza; senza questa implicazione di sé c’è il serio pericolo (e sta succedendo, eccome!), di vivere la questione della “spiritualità”, dell’aiuto, in forma intellettuale, superficiale, da salotto. Si tratta semplicemente di una nuova identità al passo con i tempi per non essere anacronistici con le parole e con gli argomenti, tanto quanto cinquanta/sessant’anni fa lo era la dimensione culturale e ideologica dell’impegno sociale e politico. Per questo, soprattutto in ambito olistico, è pieno di operatori, di “guru” e di “profeti”, che associano qualsivoglia pretesto, spesso commerciale, promettendo “guadagni” spirituali, finalizzati a guadagni personali. Bene, questa situazione non ha nulla a che vedere con la spiritualità vera e sono un freno effettivo al cambiamento di coscienza individuale.
Concludo dicendo che non è certo una colpa tenere in vita questa illusione e questa fascinazione. A noi non rimane che parlarne affinché ad ognuno sia data la possibilità di riflettere, di riconoscere questo inganno e le proprie contraddizioni con lo scopo, in primis, di un dialogo autentico con la propria coscienza perché solo in questo modo si fa il proprio bene, il bene delle altre Anime e di questo mondo.
Ad maiora semper
Corrado Ceschinelli