![](https://www.corradoceschinelli.com/wp-content/uploads/2025/01/SUPER-G-600px.jpg)
Per comprendere a fondo certi fenomeni o circostanze, è necessario considerare un processo ben più complesso che va oltre le apparenze, oltre il semplice manifestarsi degli eventi, oltre le opinioni e le convinzioni personali. Mi riferisco alla presenza, o meno, di principi e valori umani, che sono alla base dello stato di coscienza e maturità degli attori che, in qualche modo, ne sono protagonisti o fautori.
Questi stessi principi e valori, ormai ridotti a mera retorica nei proclami, ma dimenticati nella pratica quotidiana, dovrebbero invece essere fonte di ispirazione, coerenza e testimonianza, soprattutto in quei ruoli di responsabilità verso gli altri e verso il bene comune. La genitorialità, la scuola, la medicina, la politica e, più in generale, ogni relazione che implichi una funzione di guida, si definiscono per il grado di coscienza e maturità delle persone che le interpretano. Ogni ambito e ogni individuo si confrontano con questa carenza di sviluppo interiore. Quando manca questa tensione, che dovrebbe essere il fondamento dell’esistenza e dell’educazione, si crea una distorsione nella personalità, che diventa poi un’alterazione nella visione e nella rappresentazione della realtà, ed è proprio questa la radice della follia dei nostri tempi.
Ciò che si manifesta in termini di violenza, malessere, malattie, disarmonie e conflitti di ogni genere viene accettato come inevitabile, come realtà, senza che si immagini minimamente che esso non è altro che il risultato finale della coscienza di ognuno di noi.
Naturalmente, dietro a questa condizione, voluta e mantenuta, si celano forti interessi di potere politico ed economico. È proprio l’ignoranza (ovvero il non voler conoscere la realtà) la forza che alimenta la manipolazione e l’esistenza di questa condizione. Da tale alienazione nascono comportamenti aberranti che vengono erroneamente confusi con l’evoluzione spontanea dei tempi o con il principio di modernità, da integrare e legittimare, altrimenti si rischia di essere etichettati come retrogradi o reazionari. La politica, priva di valori e ideali, snaturata nel suo ruolo di guida, non fa altro che negoziare questi stessi interessi con argomentazioni raccapriccianti come: “i tempi e i modi sono questi”, “se si vuole stare al passo, questa è la strada”. Alla persona comune, totalmente in balia delle proprie emozioni, non resta che l’illusione di avere una voce social: a favore o contro, con argomentazioni spesso deliranti e offensive.
SUPER G nella piana di Nambino (una discoteca a cielo aperto) è un chiaro esempio di questa situazione, che si manifesta e continuerà a manifestarsi con sempre maggiore frequenza. La cronaca quotidiana è piena di fenomeni e manifestazioni di questa follia insana: dalla terrazza discoteca di Milano ai fenomeni di bullismo, femminicidio, abusi e violenze di ogni genere, dalle guerre condotte in nome della pace a una classe politica di una pochezza valoriale che riflette, né più né meno, la povertà culturale e riflessiva di quest’epoca.
La partita si gioca qui, e sul “Manicomio” di Nambino spero ci sia un passo indietro da parte di chi di dovere, per rispetto dell’ambiente e delle persone coinvolte. Alle istituzioni e agli amministratori spetta il compito di avere il coraggio e la coscienza necessari affinché le scelte siano guidate da una strategia valoriale, che guardi al bene e al futuro dell’umanità, e non si arrendano alla follia di questi tempi.
Ricordo che qualche anno fa, con un team di amici dalle competenze straordinarie, proposi al Parco Naturale Adamello Brenta, dopo aver presentato il progetto anche a tutte le amministrazioni del territorio, compresa l’APT, un’iniziativa per fare del nostro parco il primo al mondo a occuparsi dell’uomo. Il progetto si chiamava “BE EPIC” (essere epici), e E.P.I.C. stava per Educazione, Partecipazione, Innovazione e Cambiamento. Un’idea forte, che avrebbe potuto coinvolgere il mondo della ricerca, altri parchi e tutte quelle persone e attività che avrebbero trovato nel nostro territorio un’occasione di identificazione e sperimentazione. Un’opportunità unica, che però ha incontrato resistenze e pregiudizi legati all’ignoranza di cui ho parlato prima. La prova di ciò è che, durante una delle presentazioni del progetto alla Giunta del Parco, il responsabile della Provincia di Trento, presente in rappresentanza del governo centrale, dopo aver ascoltato la mia esposizione sulla potenzialità del progetto, si alzò e mi disse: “Di cosa ha parlato che non ho capito un caxxo?”. Ecco… appunto.
Corrado Ceschinelli
Sociologo e scrittore