È importante capire che l’amore è il moto dell’Universo, la base del principio e dell’affermazione di ogni essere; per questo occorre, per prima cosa, liberarsi dai concetti culturali e ritrovare la dimensione incondizionata, la distanza dall’idea dell’Io, dell’Io Sono, dall’idea superficiale del “carattere”. Lo status dell’identità – l’idea che ci siamo fatti, e che diamo, di noi – uccide questa propulsione vitale, depaupera risorse e non ci darà mai pace, perché ci separa dalla nostra verità e ci costringe ad essere qualcosa/qualcuno che non siamo, sopravvivendo a tentoni nella nostra incompiutezza. L’amore – e più in generale la libertà di essere – è parte dell’energia che ci ha creato, e che ci rinnova in continuazione; la sua negazione diventa un fattore di conflitto, di infelicità, contrario alla natura stessa delle cose. L’amore è presente ovunque, ma deve originare dal vissuto personale; come possiamo pensare di amare, senza essere fautori noi stessi dell’amore/libertà? Come si può amare senza questa esperienza/appartenenza dentro di sé? Questa castrazione ci rivela l’origine delle nostre difficoltà, le espressioni di una mancata educazione e accoglienza, un tradimento di fondo, non riconosciuto e negato dalla nostra civiltà, dalla sua distorsione generalizzata. Anche l’amore tra uomo e donna paga questo prezzo. Le civiltà lo hanno codificato, connotato di obblighi, di doveri e di colpe: invece di vivere questa energia trasformativa per sviluppare autonomia e libertà, spostiamo su altro la nostra insicurezza, creiamo dipendenza in nome di qualcosa che continuiamo a chiamare amore, ma altro non è che una gabbia che narcotizza la vita. L’amore è un sentire di Sé. L’amore ha bisogno dell’autonomia delle persone che si incontrano, e se non trova questa intesa, esaurisce la sua forza, la sua funzione, diventando altro, diventando proiezione, pretesto di arroganza e di violenza verso qualcuno. L’invasione della vita altrui non ha niente a che fare con l’amore: è una cosa che spaventa, e chi è spaventato non può essere libero.
L’amore parla di Sé, è per Sé, ma non in senso egoistico. Se la personalità è destrutturata, insicura, infantile, questa tensione vitale può prendere la strada della dipendenza e del possesso, può servire ad anestetizzare le proprie insicurezze, il proprio disequilibrio. Non è più un’opportunità di crescita, ma diventa narcisismo, seduzione, egoismo, in una parola alienazione di Sé e dagli altri. Concludo dicendo che il senso stesso dell’esistenza è proprio quello di sviluppare, attraverso l’esperienza e la presa di coscienza, questa facoltà di amare e di essere. Per questa ragione ho voluto iniziare il mio nuovo libro – Codice Vitariano – con la frase: “siamo qui per imparare, per insegnare, ad amare. Che la coscienza sia sempre con voi, in voi. Che voi siate coscienza!”, non solo per dare l’idea di un percorso, di un processo ma anche per sottolineare che nella dimensione della coscienza si è nel favore dell’Universo, in un’intelligenza che viene da un sentire molto più ampio, dove personalità e spiritualità si fondono, dando pace e senso alle cose. In questa integrazione/interazione si è nel favore dell’amore e della libertà, nella capacità di accogliere e di perdonare, nella responsabilità e nel rispetto, in una parola: si è nella vita, per la vita.