Questa mattina mi ha colpito la notizia, riportata dai telegiornali, riguardo ai deceduti da Coronavirus, tutti con qualche precedente patologia: cardiopatici, diabetici, malati di cancro, avanti con gli anni. Sarebbe come dire che questa aggressione virale è il colpo di grazia per situazioni già fortemente debilitate e compromesse.
La controinformazione, che si oppone alla speculazione sommaria (più o meno voluta) ordita dai media del sensazionalismo fa di tale notizia un argomento forte, sebbene sia quanto mai ovvio che, se si aggiunge una nuova patologia ad una già esistente, più grave, il quadro clinico diventa drammatico. Non dico questo nemmeno nell’intento di tranquillizzare chi è costituzionalmente sano, e forse teme di essere contagiato, considerato che le cifre di questa ipotetica epidemia sono insufficienti per considerarla tale.
Qui si tratta di spostare l’attenzione e la riflessione proprio sul “sistema”, se per sistema intendiamo la realtà attuale in cui viene raccontata, vissuta e consumata, o forse, rubata, la vita. La cosa che dovrebbe preoccupare di più è lo stato di salute generale, le disarmonie personali e sociali, i segnali ambientali: questo è il virus dei virus.
Basterebbe riconoscere questa evidenza per sollevare domande, dubbi e perplessità, se non fosse che questa stessa civiltà crea, vive, e si nutre, proprio della sua degenerazione.
Fa comodo, quindi. un capro espiatorio sul quale si possa far convergere paure e responsabilità, e attraverso il quale oscurare una verità ben più importante e drammatica.
Pur non escludendo ipotesi fantapolitiche, strategie di potere, manovre batteriologiche (la spregiudicatezza che abbiamo visto nella storia passata e recente), comunque sia, rispetto alla questione di fondo che voglio sollevare, poco importa.
Quello che voglio dire è che l’insidia vera, il virus che annienta la nostra coscienza e la nostra esistenza, è proprio nella nostra cultura contaminata che purtroppo domina economia e politica, riducendole in sudditanza. Se vogliamo vedere la realtà, l’emergenza vera è, prima di tutto, nei numeri delle patologie non trasmissibili, quelle cardiopatie, quel diabete e cancro di cui sopra, che hanno indotto la morte, prima ancora che del Coronavirus. Minacce alle quali siamo esposti quotidianamente senza ritegno, sulle quali si regge l’intera economia, la misura paradossale del PIL, con la compiacenza della politica, e non escluderei del sistema sanitario stesso.
Il “vaccino” contro Coronavirus è un legittimo, contingente, auspicio farmacologico. L’antidoto invece di cui abbiamo bisogno per un salto evolutivo chiama in causa la nostra coscienza individuale, la nostra consapevolezza e maturità: una consapevolezza per interessarsi alla vita con attenzione e curiosità, per pensare alla salute come un diritto/dovere; una maturità che diventa ricerca e presenza, un atto d’amore e di cura per il proprio corpo, la propria mente, il proprio spirito, e per tutto ciò che ci circonda.
Con la stessa consapevolezza e maturità sarà più facile avere anche un atteggiamento civile, ragionevole e rispettoso, per le precauzioni che è comunque necessario seguire nell’interesse di tutti, evitando così sia la sottovalutazione del problema che i ben noti fenomeni di panico e isteria sociale.
La “presa di coscienza” è una rivoluzione silenziosa, lontana dalla demagogia, dalla rabbia, e dalla paura, che creano solo divisioni a favore del sistema, e della sua conservazione.
Dentro di noi c’è tutto ciò che ci serve per essere, o per diventare, ciò che dovremmo essere secondo la nostra natura. Nessuna via ci è preclusa, se lo vogliamo.
Al di là delle opinioni, valutazioni e congetture sul coronavirus, anche se avremo fatto volentieri a meno, questo evento è l’ennesimo messaggio per indurre questa società, ormai giunta a capolinea, ad osservare sé stessa.

Corrado Ceschinelli – www.corradoceschinelli.com