Una grande e datata amicizia mi lega a una cara amica che chiamerò “Stella”. Ho condiviso con lei interminabili chiacchierate sul vivere e sull’esistenza, via via che anch’io mi avventuravo in questa meravigliosa esperienza, tra conoscenza, consapevolezza, tentativi e conferme. Ho sempre percepito in lei l’illusione (che, peraltro, ha accompagnato per molto anche il sottoscritto), che la pace, la serenità, quel senso profondo di quiete, andassero cercate in chissà quale rivelazione, formula, metodo, rito, o pratica segreta. Poi ho capito quanto questo errore (se di errore si può parlare) sia una tappa, spesso obbligata, di chi intraprende il viaggio di ricerca della verità.
Inutile negare quanto sia proprio la sofferenza ad alimentare la spinta verso questa ricerca, ma potrei anche dire, con matematica certezza, che la sofferenza stessa è nella fisiologia della verità. Come a dire che se rimaniamo intrappolati in questo colossale condizionamento, che offende la nostra natura, sia sul piano fisico che spirituale, la sofferenza, le difficoltà, le malattie, che ne derivano sono il tentativo della verità di metterci difronte ai nostri errori di interpretazione, di valutazione e di azione. La mente da sola può fare poca cosa, e peggio – come è capitato a Stella – può addirittura contribuire ad alimentare la sofferenza, allontanandoci ancora di più dalla verità che, contrariamente a quello che si pensa, fa rima con semplicità e non certo con l’arzigogolare intellettualistico. Non è pensabile che la vita, nel suo procedere/accadere magico e misterioso, abbia riservato al genere umano tanto tribolare. Però, per liberarsi dal peso enorme dell’identità, dagli obblighi che continuiamo a tenere in vita sotto la pressione costante della società e di un’educazione schiavizzante e colpevolizzante, ci sono due passaggi fondamentali: rendersene conto fino in fondo (contemplando anche le proprie illusioni) e cominciare a praticare un’altra via, in nome di quella coscienza essenziale che siamo chiamati ad essere.
Stella, questa volta, arrivata al capolinea, mi chiede “aiuto”. Condividere con lei una riflessione più intima e profonda, più “psichica” e spirituale del nostro semplice dialogare sulla vita, è stato straordinario ed emozionante per entrambi.
Dopo l’incontro, una volta a casa, ho scritto a Stella un messaggio per incoraggiarla: ho piacere di condividerlo con voi, nella speranza che possa “incoraggiare” anche qualcun altro che sta vivendo qualche difficoltà.
“Carissima Stella, ricorda che tutti i giorni hai l’occasione di fare esperienza, di imparare a vedere le cose con altri occhi, da un altro punto di vista. Prendilo come un “gioco”, con lo stesso atteggiamento con il quale impari le cose e affronti le prove, con la differenza che in passato lo hai sempre fatto per rispondere alla parte più artefatta e artificiosa di te. Quella parte è l’unica che hai sempre ascoltato. È la stessa che genera i tuoi attuali pensieri, calcoli, ragionamenti, e che ora puoi lasciar andare. Non la devi negare, cancellare, men che meno combattere. Devi accettarla per la sua storia, il suo ruolo, devi trattarla con tenerezza, ogni tanto parlarle, anche assecondarla, ma da una posizione di nuova autorevolezza, di nuova identità, ovvero quello che sei in realtà: una coscienza, una scintilla di energia divina, un’anima che non ha ruolo, identità, ma ben altro scopo, per farti scoprire e farti sentire parte di questo mistero, di questa magia, di questo Universo. Non sei certo quello che risulta dalle tue esperienze, dalle tue ferite, dai tuoi adattamenti, dalle tue illusioni. Di questa “coscienza” devi imparare ad avere fiducia, perché sei tu, nella realtà della tua essenza più vera. Il fatto che cerchi di condurre un gioco secondo la logica della tua identità trascorsa, crea sofferenza e disorientamento, perché quella parte è irreale, ed è soggetta alle più imprevedibili interferenze esterne, soprattutto quando ci riferiamo ad esse per dare un senso alla nostra esistenza (età, professione, esibizione del proprio ego, per compiacere agli altri… sentendoci vittime, incapaci, immeritevoli, inadatti). Vivere per la saggezza interiore, significa vivere per la verità, per scoprire il senso profondo e naturale delle cose, ed è un piacere provarci ancor prima di riuscirci. Buona vita amica mia”.