Oggi riprendo un argomento che è sempre stato al centro delle mie attenzioni e dei miei interessi: l’alimentazione. Del resto, come potrebbe non esserlo? È innegabile che per questa via assumiamo sostanze che possono sostenere, o debilitare, la nostra costituzione, la nostra funzionalità biologica e genetica. Occorre aggiungere che le sostanze arrivano a noi anche per via aerea, tramite l’aria che respiriamo: il che ci riporta all’ambiente, scelto o subìto che sia. Oggi, finalmente, è oltremodo documentato e confermato da autorevoli studi che i sopra citati elementi non sono estranei al nostro stile di vita, il quale, oltre all’alimentazione, comprende l’esercizio fisico, e “l’esercizio mentale” dei nostri pensieri, delle nostre emozioni, dei nostri stati d’animo, attraverso i quali manifestiamo il nostro grado di energia. Anche qui, esistono pensieri (frequenze) debilitanti, contrari cioè alla nostra natura energetica, e pensieri (frequenze) rinforzanti, perché coerenti con l’energia di campo in cui si manifesta la realtà, la materia. Per dirla in parole povere, avremmo tutto l’interesse a rispettare questi fattori, non solo riconoscendone la verità, ma anche imparando a nutrire la vita in tutti i suoi aspetti: cibo, movimento, ambiente, pensiero, relazioni, attraverso un percorso di crescita continua che trasformi l’esperienza in saggezza e quiete interiore (energia di campo). Il risultato finale, attraverso una maggiore funzionalità organica e psichica, è la salute, il benessere e – oggi mi sento di dire – il senso stesso dell’esistenza. Se separiamo i due piani, andiamo poco lontano o, comunque, rischiamo di lasciare in campo interferenze tali che possono compromettere quanto di buono avevamo realizzato.
È senz’altro vero che quando si raggiunge un risultato nel campo della consapevolezza e della visione spirituale, si sviluppa di conseguenza anche una maggiore attenzione riguardo alle nostre scelte e ai nostri comportamenti. Mentre non è altrettanto vero che una spiccata attenzione per la salute, sorta da motivazioni puramente estetiche, o anche salutistiche, dia luogo ad un’espansione della coscienza. A volte si cerca di compensare con un salutismo ossessivo recondite paure che albergano nell’anima da chissà quanto tempo, e ancora non riusciamo a sciogliere. Mi è comunque capitato di trovare delle persone che avevano sviluppato, in modo del tutto casuale, un atteggiamento umano scevro da rancori, pregiudizi e paure particolari, con una forte carica empatica verso gli altri, ma la loro sottovalutazione del problema nutrizionale, anche se risultavano più tolleranti all’errore e con un sistema immunologico più forte, non ha risparmiato loro problemi di sovrappeso e di salute.
Detto questo, torniamo allo specifico nutrizionale, o meglio, alle conseguenze dovute a delle abitudini fortemente offensive e invasive, non prima di aver ricordato ancora una volta il paradosso di mangiare senza alcuna considerazione della nostra natura. Ancora più paradossale è il fatto di avere raggiunto delle cifre apocalittiche con quelle che vengono chiamate “malattie non trasmissibili”, come infarto, ictus, cancro, diabete, malattie respiratorie croniche, ecc., responsabili di oltre il 63% dei decessi nel mondo. Ogni anno, si stima che queste patologie uccidono più di 9 milioni di persone sotto i 60 anni, con un impatto socio-economico sconcertante. In alcuni paesi, per esempio, la cura per il diabete da sola consuma ben il 15% del budget sanitario nazionale. Inoltre, sovrappeso e obesità, una piaga dilagante e in espansione, dovrebbe essere visto per quello che obiettivamente è, e cioè uno stato di sofferenza e di alterazione della norma, e quindi la condizione predisponente alle malattie non trasmissibili di cui sopra. È interessante sapere che spesso, alla base del sovrappeso, come degli stati patologici cronici, c’è un’infiammazione diffusa e – ahimè – silente, asintomatica, che ostacola i normali scambi intracellulari, impedendo il raggiungimento del peso ideale e il mantenimento delle funzioni vitali. Tutto sembra partire da un sovraccarico di tossine nell’organismo, con ripercussioni sul sistema digerente, fino ad arrivare al tono dell’umore. L’accumulo di tossine, e il consumo di cibi che producono infiammazione, crea la strada verso la degenerazione, ed è questa la ragione per la quale molte di queste malattie si dicono “infiammatorie”, e molti farmaci vengono definiti “antinfiammatori”. Persino il Corriere della Sera, qualche mese fa scriveva: “Il male del secolo? L’infiammazione. È coinvolta nelle malattie più diffuse. È sempre più chiaro che l’infiammazione cronica, ma «sottotraccia», è presente in molte patologie diverse fra loro (dall’infarto, ai tumori alle malattie degenerative) tipiche del mondo occidentale. La sua «accensione» è dovuta in buona parte al nostro modo di vivere.”
La soluzione di tutto ciò passa dalla presa di coscienza della realtà e dall’adottare delle strategie che, in primis, devono partire dalla detossinazione, per arrivare, poi, tramite un’educazione consapevole, a delle abitudini che siano il più possibile a sostegno della nostra costituzione, nel rispetto della nostra natura. Il resto si afferma da sé per la semplice ragione che la vita funziona solo così.