Pochi giorni fa, durante un viaggio in auto verso Vicenza, ascoltai alla radio un giornalista che, nell’intento di rafforzare la sua tesi, sull’argomento trattato, citò una frase, presumo, tratta dai vangeli, e cioè: “Conoscerete la verità, e la verità vi renderà liberi”. Ora, io non ho né la conoscenza, né il retroterra storico-religioso per contestualizzare questa affermazione, ma devo dire che il concetto di fondo che contiene questa frase, oltre che avermi colpito, mi ha indotto a diverse riflessioni, prima fra tutte che la vera libertà può nascere solo dalla verità. Non serve andare tanto lontano per rendersi conto dell’inganno della nostra mente e della nostra epoca in relazione alla “verità”, all’attinenza dei nostri pensieri e dei nostri comportamenti con la realtà delle degenerazioni del nostro tempo. Se pensiamo che possiamo mangiare quello che oggi arriva sulle nostre tavole senza che questo impatti con la nostra costituzione e salute; se pensiamo che possiamo fare del mondo, dell’ambiente, quello che vogliamo senza nessuna considerazione delle sue leggi e dei suoi equilibri; se crediamo che i popoli che abitano la terra debbano fronteggiarsi in una eterna lotta di separazione e di morte; se pensiamo che sia un obbligo produrre sempre di più, ad oltranza, senza preoccuparci assolutamente di chi resta indietro; se pensiamo che tutto questo, sia la verità, allora, forse, è il caso che ci fermiamo un attimo a riflettere sul nostro operato, e magari, ancor prima, sulle nostre convinzioni. Se, viceversa, accettiamo un’idea di libertà che prenda le distanze da questa distorta visione, da questa illusione, divenendo protagonisti responsabili delle nostre scelte, alla scoperta del nostro vero essere, cercando di fare in modo che si realizzi quel meraviglioso mistero della vita e dell’amore che è in noi, allora ci avvicineremo al concetto di verità in modo assolutamente spontaneo, lontani da anacronistici dogmi che per secoli hanno avuto più il sapore della manipolazione che non il nobile compito di espandere la coscienza delle persone verso l’assoluto. Lo stesso giornalista di cui sopra, presumibilmente di estrazione cattolica, alla frase espressa in precedenza, aggiunse una seconda citazione, dallo stesso testo, e cioè: “Il mio popolo perisce per mancanza di verità. Se temi di leggere o ascoltare qualcosa, allora è prova evidente che non sei sicuro di quella verità che possiedi, ed hai il timore che tali cose ti possano dimostrare qualcosa che smuova completamente tutte le tue convinzioni che hai avuto per anni, e tu possa in un attimo vedere che sono errate. In questo caso quello che ti sostiene è solo un’illusione, che un giorno svanirà.”
Con queste riflessioni nella mente, arrivai alla mia destinazione. Ma il testo di quelle parole non mi abbandonò per tutti i due giorni che rimasi a Vicenza, anzi non risparmiai di enunciarlo a tutte le trenta persone che incontrai nel corso del mio lavoro: trenta persone purtroppo disorientate quanto confuse, sul piano psicologico e sul piano interiore, con le relative conseguenze sul piano fisico. È incredibile vedere dove finiscono le nostre vite a causa dell’allontanamento dalla natura, dalla verità. Dio solo sa come sia vero tutto questo e quanto siamo lontani, come civiltà, da quella “verità” che non solo ci renderebbe liberi ma restituirebbe dignità alle nostre esistenze e alle nostre relazioni. Quando, la volta scorsa, ho scritto “L’Educazione che cura, l’Educazione che guarisce”, non ho voluto solo mettere l’accento sul mio lavoro, ma ho anche cercato di spiegare quanto sia importante favorire il processo di consapevolezza, che comunque passa dalla coscienza di ognuno. Devo dire che quando le persone sono messe di fronte ad una riflessione, argomentata in modo credibile e amorevole, favoriscono veramente il cambiamento necessario. Mi torna alla memoria una frase di Krishnamurti: “La maggior parte delle persone, quando sente parlare della verità, la riconosce.”