Non avrei mai immaginato di scrivere di Sanremo, ma ancora di più di guardarlo con interesse e partecipazione. Devo ammettere che quest’ultima edizione ha catturato la mia attenzione, al punto tale da soverchiare completamente il motivo per cui possiedo il televisore, e cioè come ineguagliabile sistema per addormentarmi in tempi brevi.

sanremoFunziona così bene che è la ragione principale per la quale riesco a giustificare il costo del canone. Non voglio “fare di ogni erba un fascio”, ma se provo un po’ di soddisfazione nel riconoscere un certo valore ad alcuni programmi televisivi, al tempo stesso provo molta amarezza, nel pensare allo scadimento culturale, sociale, economico e politico, nel quale siamo piombati da quel (non troppo lontano) 3 gennaio 1954, in cui la RAI mandava in onda la sua prima trasmissione televisiva. Nei momenti di relax amerei guardare un qualche programma piacevole nel suo contesto culturale, o comico o leggero che sia, ma non ce la faccio proprio ad essere indifferente alle insulse scempiaggini, ai subdoli inganni commerciali, all’evidente plagio e al vanesio narcisismo, che spesso la televisione ci propina, anche se, come ho detto, tutto ciò mi serve da sonnifero. Il peso – ahimè – della televisione, la rappresentazione di una realtà virtuale che tende ad illudere piuttosto che consapevolizzare, la sua presenza/ingerenza nella nostra quotidianità, è davvero incredibile, se non preoccupante. Il fatto poi, che tutto il contesto televisivo, sia animato dall’ossessione degli ascolti e dal business commerciale, rendendolo uno spregiudicato strumento di manipolazione e di lavaggio del cervello degli ignari utenti, consapevoli o inconsapevoli che siano, è una cosa che mi crea notevole disappunto. Ma credo anche che la televisione, come qualsiasi altro mezzo, possa diventare veramente qualcosa di diverso. Essendo fatta da uomini e donne, in qualsiasi ambito, famiglia, scuola, istituzioni, società, ciò che fa la differenza è sempre la coscienza e la maturità, il bene e l’amore, con cui si fanno le cose. Ed è proprio da questa trasformazione, da questa consapevolezza che verrà il vero cambiamento. Per questo è importante che si ragioni e si lavori per una nuova educazione, per una nuova cultura, che affermi e riconosca la nostra vera natura e i nostri bisogni, che ristabilisca principi e valori universali piuttosto che opinionistici. Il resto verrà da solo. Questa è una fase storica, che mostra palesemente a quali tremende e dolorose conseguenze è costretta l’umanità, in questa alienazione del vivere, ma è anche un’occasione di forte rinnovamento e trasformazione, proprio per il precipitare delle condizioni di salute e per l’esasperazione delle tensioni sociali. Non sarà una passeggiata, certo, e nemmeno priva di rischi e contraddizioni. Chi è identificato con il proprio ego o con dei privilegi, chi prova paura o rabbia, non è attrezzato a sopportare il cambiamento e si opporrà con lo stesso ego e per le stesse paure. Tutto questo lo si vede molto bene nella sofferenza e nelle difficoltà personali. Ma non c’è miglior cosa che l’aiuto amorevole e autorevole. Proprio per questo è fondamentale il contributo di quelli che hanno raggiunto un grado di visione, di compassione e d’amore sufficienti a fare da leva per il resto del mondo. Del resto è così che dovrebbe essere un buon genitore o un buon maestro. La riscoperta della “spiritualità”, intesa proprio come recupero della nostra innata e dimenticata naturalità, è un segno tangibile di questo cambiamento e di questo bisogno. Fatte queste considerazioni, torno volentieri a parlare di Sanremo, almeno di come l’ho vissuto io. È curioso che l’evento più “vetrina”, storicamente più “leggero”, sia stato capace di catturare la mia attenzione e la mia emotività. E non solo la mia, visti gli indici d’ascolto! Considerati i commenti e le riflessioni intorno all’evento, direi che l’impressione è unanime. Io, quel segno di maturità, di coscienza, di sensibilità l’ho visto e l’ho sentito! L’ho visto e l’ho sentito nella sobrietà della conduzione, nelle testimonianze straordinarie degli ospiti, nei testi di molte canzoni in gara, nel piacevole umorismo e nella satira intelligente, ma soprattutto negli occhi e nella spontaneità dei più. In tutto ciò, mi sono certamente sentito più rappresentato, e ho provato un insolito coinvolgimento. È proprio vero che la politica, come la televisione generalista, figlia della vanità, non raccontano e non rappresentano ciò che sta avvenendo nei cuori e nelle menti delle persone. E questo ci sta, per quello che abbiamo detto! Del resto non nutro il minimo dubbio, che la pace e l’amore debbano passare dalla coscienza degli uomini. È solo così che “canteremo” un nuovo mondo e “saremo tutti Sanremo”