Partiamo da un presupposto (peraltro difficile da riconoscere e da ammettere): ognuno di noi è capace di vedere/comprendere la realtà sulla base del proprio livello di coscienza. Una sensibilità che si acquisisce lungo il cammino dell’esistenza, sempre che si comprenda il senso e si pratichino i principi. Ognuno, quindi, è in grado di considerare e commentare sé stesso, gli altri, le situazioni, la vita in generale, in relazione di quanto si siano compresi i fenomeni e i processi, oltre l’apparenza del loro manifestarsi, oltre la propria approssimazione e implicazione emotiva. Come dico sempre: non riusciamo a dubitare di quello che mangiamo, figurarsi se possiamo dubitare di quello che pensiamo.

Odio, invidia, rabbia da una parte, ammirazione e sudditanza dall’altra, sono tutti atteggiamenti di dipendenza, manifestazioni di insipienza, disinformazione, incompetenza, se vogliamo “ignoranza funzionale”, nel senso che non basta essere colti e intelligenti, per vedere la realtà distorta in cui spesso ci caliamo: ci vuole anche una buona dose di dignità.

Il livello di coscienza, di cui parlavamo all’inizio, con il quale si tiene in vita una conflittualità inutile per la propria autonomia e libertà, ancor meno per la propria armonia e salute, meno ancora per la pacificazione dell’umanità, dovrebbe essere, quantomeno, consapevolizzato, per arrivare a una possibile revisione “dignitosa”.

 

Veniamo alle “brave persone”.

Questa gente di (deprecabile) spettacolo, che (parafrasando un’espressione “di spettacolo”), inserirei nel gruppo dei “nuovi mostri”, dove già alloggia una classe politica senz’anima, mi appaiono come un esercito di “robotizzati”, talmente offuscati da tenere in vita una cultura del niente, che conferma la loro totale copertura coscienziale.   

Quali sono i risultati di una tale alienazione? Che cosa è imputabile a queste persone, in ragione della visibilità e del potere di cui dispongono? La capacità di non contribuire, in alcun modo, a quello che dovrebbe essere un processo liberatorio, essendo, loro per primi, vittime inconsapevolmente consapevoli di questa aberrazione; mancando, loro per primi, di maturità e di giusta intenzione, avendo venduto, loro per primi, l’anima al diavolo in cambio di notorietà, successo, ricchezza, potere. Un circolo vizioso camuffato ad arte da buoni sentimenti, da grandi sorrisi e salamelecchi, da ragioni filantropiche che, per quanto positive, alimentano le distorsioni in atto.

Se avessimo a cuore la vita, se ne comprendessimo le ragioni profonde (chi siamo e cosa siamo qui a fare), se ci fosse stata insegnata “la via” per il proprio bene e per il bene di tutti, meglio ancora: se avessimo compreso che il bene di tutti passa proprio dalla coscienza di ognuno, non saremmo nella perdizione e nella confusione in cui ci troviamo. Se così fosse, sapremmo equamente “giudicare” anche l’azione degli altri (non pre-giudicare con l’emotività di cui sopra); sapremmo riconoscere ciò che è a favore del bene, personale e collettivo, intuendo da ciò che è manipolato per interessi diabolici di potere. Il sistema continua imperterrito, con i suoi potenti mezzi e le sue maschere servili a confondere, persuadere, spaventare, a suon di vite umane e di devastazione, sia mentale che ambientale.

Questa è la battaglia che dobbiamo (dovremmo…) combattere per riconoscere il significato profondo della vita, che deve senz’altro passare dalla relazione con gli altri, ma senza imposizioni, provocazioni ed esternazioni leziose che hanno il solo scopo di stupire chi già vive nell’inconsapevole distorsione di questa società malata.

Quindi, “non ti curar di loro, ma guarda e passa”, come rammenta il sommo poeta, o Gesù stesso, che difronte allo snaturamento mentale dei suoi persecutori, pronunciò le famose parole: “Perdona loro perché non sanno quello che fanno”. Ed è da queste due “perle” che occorre cominciare.

Una rivoluzione culturale, spirituale, personale, che deve favorire un diverso stato di coscienza, evitando ogni violenza, fisica, psichica e spirituale (perché di violenza si tratta), che legittima le nefandezze di questa politica, di questo mondo aberrante che non sa vivere come la nostra natura continua a chiederci, nonostante tutto.

Il Covid, la guerra, Sanremo, i selfie al funerale di Costanzo: un teatro dell’orrore senza fine, la cartina di tornasole di questa degenerazione di principi e di valori. Non serve essere sociologi per comprendere che questo bailamme è solo un turpe mercato dell’apparenza, anzi meglio, del nulla!

È vero, in fondo in fondo, tutti hanno un’anima, tutti sono “brave persone”.

Ma la dignità è un’altra cosa! Se la dimentichiamo, allora il libero arbitrio del quale siamo dotati per comprendere il bene e il male, diventa uno strumento di distorsione della vita, invece che di comprensione dell’amore.

Ad maiora semper 

Corrado Ceschinelli