Per capire la paura in generale e il suo senso comunque positivo, dobbiamo fare un primo distinguo tra paure “vere” e paure “false” o indotte. 

STEVE-JOBSDiciamo che la paura vera è provocata da un rischio oggettivo, da un pericolo reale, e proprio per questo mobilita un sistema di difesa istintiva: ciò che si attiva, e reagisce, è guidato dal principio di sopravvivenza. Questa “reazione da stress” o di “attacco e fuga” o, per dirla come l’ha decodificata l’endocrinologo ungherese Hans Selye, “reazione generale di adattamento”, è estremamente importante. Non dimentichiamo che la vocazione dell’esistenza è la vita e quindi la “paura vera” è un salvavita indispensabile. Questo “adattamento” sospende momentaneamente diversi processi di routine del corpo (immunologia, digestione ed altre funzioni vitali) e ne intensifica degli altri (accelerazione cardiaca, produzione energetica, prontezza di riflessi, ecc.), il tutto per predisporci alla salvezza. Passato il pericolo, tutto deve rientrare nella norma perché questa situazione, se protratta nel tempo, sarebbe devastante per l’equilibrio e la funzionalità sistemica. Altra cosa sono le “paure indotte”. Queste ultime sono principalmente create dai nostri vissuti e dai nostri pensieri. Il guaio è che il cervello non distingue tra pericolo reale o immaginario, e quindi queste “false paure” sono in grado di attivare lo stesso tipo di sistema di reazione, con squilibri e conseguenze molto debilitanti nell’economia della salute. Alla lunga il sistema nervoso può venire dominato da disturbi d’ansia, depressione e altre patologie psichiatriche, nonché caratterizzare tratti caratteriali problematici o violenti. Il corpo, a sua volta, può manifestare questa tensione in forme psicosomatiche o pagare un deficit che contribuisce a sviluppare vere e proprie malattie organiche o degenerative. La norma vitale vorrebbe, fuori dal pericolo, il ripristino dello stato di rilassamento (così come accade negli animali); ed è solo in questo stato che i meccanismi di autoriparazione tornano a pieno regime. È solo quando la paura svanisce e le emozioni positive sostituiscono quelle negative – spostandosi dalla paura, dalla rabbia, dal timore verso l’amore, il perdono, la compassione, la gratitudine – che il battito cardiaco e la pressione arteriosa diminuiscono, che il sangue rifluisce verso tutti i distretti e il sistema immunitario torna in funzione. Il cuore è meno stressato, lo stomaco produce meno acidi e il corpo può tornare a guarire se stesso, ritornando all’omeostasi della salute ottimale. Tutte le guarigioni importanti, in qualche modo attivano questo processo, del quale ne parlano la fisica quantistica, le neuroscienze, l’epigenetica e se ne fanno interpreti la medicina integrata, la psicologia spirituale e la nuova educazione, caratterizzate tutte dal principio dell’unita corpo/mente/spirito. Per questa ragione si sottolinea l’importanza del cambiamento; un cambiamento che è molto di più del modificare la propria alimentazione o il proprio stile di vita. Aspetti, questi, importanti si, ma che da soli, molto spesso, non reggono e non compensano le conseguenze nefaste che si producono al proprio interno, a partire dalla propria – impropria – suscettibilità emozionale. Il tutto ci riporta all’esperienza e al vissuto, ad una visione della vita fortemente compromessa da una generale aberrazione del vivere e del pensare la vita; una civiltà che esalta la porzione dell’ego e dell’identità a discapito di un sentire più arcaico, più intuitivo, più autentico e spontaneo. Dietro questa madornale malversazione le paure stesse, come le malattie, diventano un’opportunità; ci rivelano quella parte di noi intrappolata in questo equivoco esistenziale e ci offrono la possibilità di guarire le nostre ferite, di correggere le nostre credenze e di tornare a praticare quell’intelligenza universale che è in ognuno di noi. È solo riconoscendo l’inganno del “piccolo” Ego che possiamo ritrovare il coraggio e la forza che ci appartiene. Le paure indotte risultano solo dall’inutile e illusorio tentativo di governare e controllare la vita con la ragione, invece che lasciarci guidare dalla sua benevolenza e viverla per quello che è. Diceva bene Steve Jobs: “Il vostro tempo è limitato, quindi non sprecatelo vivendo la vita di un altro. Non restate intrappolati nei dogmi, ovvero nel risultato del pensiero altrui. Non lasciate che il rumore delle opinioni di qualcuno sommerga la vostra voce interiore. Soprattutto, abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e il vostro intuito”.