Visto che questa rubrica si chiama “Il coraggio di vivere”, forse, è giunto il momento di dire qualcosa a tal proposito. Chi mi segue, chi ha cominciato a guardare oltre l’apparenza dei fenomeni, oltre i luoghi comuni, sa bene quanto sia importante, e quanto sia possibile, ritrovare la propria libertà, la propria originalità, in una parola, la propria natura. Perché di questo si tratta.
Dietro ogni malattia, ogni difficoltà, ogni delirio personale o sociale, si cela proprio questo tradimento. Questa non considerazione, questo allontanamento dalle nostre prerogative, dalla nostra costituzione, dalla nostra potenzialità, è la ragione principale della sofferenza, ed è tema, argomento centrale, dell’evoluzione umana, e aspetto imprescindibile per il nostro futuro. Abbiamo detto quanto sia importante, e quanto sia possibile, ma occorre aggiungere anche quanto non sia facile e scontato. La nostra mente, condizionata da un’interpretazione materialistica e riduttiva dell’esistenza, c’impedisce di riconoscere questa verità, questa realtà, e quindi, c’impedisce anche d’interpretare il senso stesso della sofferenza. Questa visione e questa pratica del vivere congelano la nostra coscienza, e producono una frattura insanabile che ci allontana dal nostro intuito e dal nostro autentico sentire, dall’amore e dalla condivisione, generando innumerevoli paure che trasformano la vita in un inferno, preso per buono, preso per vero.
In un precedente articolo – “Le paure della vita” (chi lo volesse leggere lo trova sul mio blog all’indirizzo: www.corradoceschinelli.com) – ho cercato di spiegare la differenza fra “paure vere” e “false paure” e di come quest’ultime, come le malattie, possono essere e diventare un’opportunità di ravvedimento e di consapevolezza: ci rivelano quella parte di noi che necessita della nostra attenzione e della nostra “cura” per ritrovare la nostra integrità e riprendere il nostro cammino. Inoltre questa distorsione ci fa anche assumere uno stile di vita e dei comportamenti del tutto insani, con la conseguenza di compromettere ancora di più quella pulsione vitale che sarebbe, di suo, fortemente protettiva e conservativa. Quest’epoca, questa civiltà, devono, e dovranno, fare i conti con questo aspetto, che è, sia culturale che spirituale. Questa crisi, nel suo significato più radicale, è un segno inequivocabile di questa frattura. I segni del cambiamento sono già in atto e, come non mai nella storia, forse è giunto il momento per fare una profonda riflessione. Ci stanno arrivando la ricerca, la scienza, la medicina; ci sta arrivando la coscienza di un sempre maggior numero di persone, in molti campi e in molti ambiti. I segni sono anche, per forza di cose, contraddittori, intrisi di intellettualità e di rischi speculativi, ma sono anche, per lo più, veritieri e amorevoli. È la vita stessa, nella sua essenza, e nella sua natura, che spinge in questa direzione, e poco importa che ci metta anni o secoli: questo è il traguardo finale, per trasformare la nostra esistenza in un’esperienza meravigliosa. Penso che oggi, l’essere umano, dovrebbe compiere finalmente uno “sforzo mentale” per comprendere che non è l’Universo o la Natura, ad essere contro la vita, anzi loro lavorano sempre e solo a favore di essa, attraverso equilibri cosmici assolutamente corretti. Siamo sempre e solo noi, esseri umani, che creiamo le condizioni per auto-sopprimerci. È come mettere in mare una barca piena di buchi e pretendere che stia a galla. Quello che l’Universo chiede agli uomini è semplicemente di rendersene conto e di avere considerazione e rispetto, di come funzionano le cose correttamente. Allora, così come le paure sono la risultante del nostro errore esistenziale, dell’illusione della ragione, della centralità dell’Io e dell’identità, il “coraggio di vivere” potrà scaturire solo se sapremo essere in sintonia con la nostra essenza. Il coraggio di vivere è un coraggio naturale, spontaneo, alla stregua di quanto le paure generate da ciò che è “contro natura”, sono illogiche e immaginarie, come lo sono le malattie che minano la nostra integrità funzionale, sostituendosi a una salute globale che invece dovrebbe essere la norma. Potrei ancora aggiungere di come l’odio, la rabbia e la vergogna sono l’espressione dello stesso tradimento e di come l’amore, la compassione e il perdono, vengono dalla libertà e dal fluire spontaneo dei sentimenti. Il coraggio quindi non è la capacità di fare qualcosa di difficile o pericoloso, ma è un viaggio interiore che si intraprende in solitudine. È il “viaggio dell’eroe”, è il viaggio della “rinascita”, della riscoperta di sé e della magnificenza della realtà. Anziché lasciare che la nostra vita sia governata da false paure e dalle emozioni che le accompagnano, in un turbinio di ansie e angosce, il coraggio, quello che nasce dai valori dell’anima, ci guida e ci rafforza verso la pace e la serenità. Mi piace la definizione che ne da la dott.ssa Lissa Rankin: “Il coraggio non è essere senza paura. È lasciare che la paura ci trasformi in modo da poter entrare in una giusta relazione con l’ignoto, fare pace con l’impermanenza e risvegliarci a ciò che siamo veramente”. Abbiate il coraggio di vivere.