È proprio così… la vita è come la dinamica di un fiume! Il suo percorso si presta bene a figurare il senso dimenticato delle cose e dell’esistenza: una fonte pura e cristallina, una corsa inarrestabile, un viaggio trasformativo ed evolutivo, fino a raggiungere la foce finale. Nel suo corso incontra e supera ostacoli e resistenze, scende verso territori sempre meno impervi, le sue acque si arricchiscono e la sua imponenza si fa sempre più autorevole. Deve rimanere integro, nel suo alveo perché anche i danni e le conseguenze di una “interferenza” aumentano proporzionalmente. In quell’alveo, in quella trasformazione, in quell’evoluzione raggiunge la sua destinazione. È tutto più normale di quello che sembra se anche noi fossimo quel fiume, se stessimo in quegli argini, se non avessimo demonizzato la sofferenza e le difficoltà ma le intendessimo come le nostre opportunità. Invece, in nome di una virtualità e di un immaginario, non percorriamo quel viaggio e rimaniamo incastrati in turbolenze che ci impediscono di evolvere e di raggiungere la meta della calma, della pace e della conciliazione. La vita non ci chiede di essere superuomini, di fare sforzi immani, di essere perfetti o di cambiare qualcosa dentro di noi. Ci chiede, semplicemente, di essere accolta, senza pianificazioni, giudizi, autocritiche. Ciò che ci fa crescere è la consapevolezza, ed essa cresce se accogliamo, cedevolmente, la vita. C’è qualcosa di profondamente malato nella nostra società, se in noi è diventata normale l’idea che il nostro compito non sia vivere, ossia incontrare tutto ciò che ci viene affidato, sperimentare senza giudizio tutti gli stati fisici ed emotivi, ma piuttosto “sembrare” o “dover essere”. L’animale selvaggio, che dovrebbe essere a uno stadio evolutivo inferiore, sa perfettamente come condurre la sua vita e non si fa domande inutili: l’energia in lui scorre perfetta. Così come non interferisce con la sua inclinazione: nessun organismo, vegetale/minerale o animale si sogna di essere o diventare qualcosa d’altro. Noi ci stiamo abbassando a un livello evolutivo inferiore cercando di essere ciò che non siamo. La salute e il benessere dipendono sia dalla libertà di essere che dal sostegno dei processi che costituiscono la vita stessa, al di là della nostra presunzione. Si tratta solo di seguire l’intelligenza dell’universo e di adottare uno stile di vita che risponda alla nostra costituzione e alla nostra natura. La difficoltà prima nasce dal non considerare questo aspetto e dall’essere cresciuti in un clima che tradisce, senza colpa alcuna, questa verità. La consapevolezza è il processo di riallineamento dell’esperienza per il recupero di questa potenzialità vitale che è una possibilità e un diritto per ogni essere umano. Mai come in questa epoca i disagi e le malattie stanno colpendo l’umanità. E la nostra risposta? “Datemi una pillola che mi faccia guarire e tornare tranquillo”. Per fortuna non siamo macchine e, per fortuna, la vita che ci è stata affidata è vincente più di quello che immaginiamo; il principio vitale che portiamo dentro di noi fin dalla nascita è infinitamente più forte di un illusorio tentativo di “rimediare” alla sofferenza che in qualche modo ci auto provochiamo: una potenzialità che possiamo ritrovare perché parte biologica dell’essere, ma che necessita del risveglio della nostra coscienza.