Provo una grande commozione e in un attimo penso a quella durezza, a quell’umore di fondo che tanto la caratterizzava. La chiamo telefonicamente. Mi risponde una voce calda e melodiosa di una Wilma che non riconosco. Dopo qualche convenevole mi racconta del suo grande dolore e del suo smarrimento, dell’aver meditato a lungo il suicidio e degli amici che l’hanno aiutata e orientata verso una psicologa.
La Wilma che sento oggi mi racconta di un ritrovarsi e di un rieducarsi alla vita: è capace di riflessioni e considerazioni che non le appartenevano, in quella fragilità e in quella paura del vivere che “la clava” le dava solo l’illusione di poter vincere. Ascoltarla è una sensazione commovente ed appassionante… come dice lei stessa, sono una Wilma “resuscitata”, che riscopre il senso profondo delle cose. Sono molto emozionato, capisco perfettamente cosa intenda dire e penso a quante e quali occasioni la vita ci offre senza che ne cogliamo il senso ed il significato. A volte proprio queste atroci sofferenze diventano occasione di rinascita e di rinnovamento e lei ne è una testimonianza; a volte invece, causa quella fragilità, ci schiacciano e ci annientano. Il dolore è un’esperienza umana che è possibile assolutamente attraversare alla condizione di essere fortemente presenti a sé stessi…
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